Fatta l'Italia bisogna fare gli italiani. Cosi si esprimeva Massimo D'Azeglio alla vigilia dell'unità d'Italia. Mai parole furono più attuali per descrivere la situazione politica italiana, spezzata tra tribalismi, regionalismi e spinte secessioniste e federaliste. L'Italia arrivo tardi all'unita e vide il passaggio di diverse forme politiche. Dal regime liberale monarchico passò al fascismo fino a giungere alla democrazie e la repubblica. Il regime monarchico si fondava sullo statuto Albertino.
Lo Statuto Albertino era tra le cosiddette costituzioni flessibili, ovvero le modifiche potevano essere effettuate attraverso delle semplici leggi ordinarie. Ciò rendeva lo Statuto adattabile alle diverse evoluzioni socioeconomiche, che si sarebbero succedute nello Stato di Sardegna prima, e nel Regno d'Italia poi.Quando Vittorio Emanuele II divenne Re d'Italia, lo Statuto, senza alcuna modifica, divenne la prima legge fondamentale del nuovo Stato.
Lo Statuto Albertino era tra le cosiddette costituzioni flessibili, ovvero le modifiche potevano essere effettuate attraverso delle semplici leggi ordinarie. Ciò rendeva lo Statuto adattabile alle diverse evoluzioni socioeconomiche, che si sarebbero succedute nello Stato di Sardegna prima, e nel Regno d'Italia poi.
Quando Vittorio Emanuele II divenne Re d'Italia, lo Statuto, senza alcuna modifica, divenne la prima legge fondamentale del nuovo Stato.
Con la marcia su Roma, si apre una nuova fase storica ed istituzionale, incentrata sul partito unico, quello fascista ed il suo capo.
Attraverso leggi e modifiche dell'ordinamento dello stato liberale, Mussolini concentrò nelle sue mani tutti i poteri, diventando di fatto l'unico artefice della politica italiana.
Si trattò di un vero e proprio passo indietro, dal punto di vista delle istituzioni liberali. L'esistenza del partito unico, violava il principio della rappresentanza. Le camere perdevano la propria autonomia rispetto al potere esecutivo. I diritti dei cittadini erano stati soppressi.
Anche in questo caso lo Statuto Albertino non fu sostanzialmente modificato, in virtù della sua flessibilità.
Il 25 luglio 1943 il Gran Consiglio del fascismo approvò la sfiducia nei confronti di Mussolini, restaurando le prerogative regie. Il re così poteva riprendere il comando militare e procedere alla nomina di un nuovo governo
Vittorio Emanuele III sollevò Mussolini dall'incarico di Primo ministro, lo fece arrestare e lo sostituì col maresciallo Badoglio.
In questo modo si concluse la fase dittatoriale. Ma ormai anche la monarchia, e con essa lo Statuto Albertino, si avviava al declino per lasciare spazio alla Repubblica costituzionale.
La tregua istituzionale
Il 12 aprile 1944, Vittorio Emanuele III abdicò, nominando a tempo indeterminato luogotenente generale del Regno, l'erede al trono, Umberto di Savoia. La conseguenza fu che, di fatto, s'impediva al sovrano di svolgere le sue funzioni. L'Italia si stava avviando verso la proclamazione della Repubblica.
Con il governo De Gasperi (10 dicembre 1945) si diede inizio alla normalizzazione della vita politica italiana. La guerra civile finì, e fu soppressa l'amministrazione militare, per ricreare quella civile. Con le elezioni amministrative, si restituiva al popolo la sovranità;.
Col decreto del 10 marzo 1946 si rimise al popolo il potere di deliberare sulla forma istituzionale dello Stato attraverso il Referendum.
Il 2 giugno 1946, il popolo italiano scelse per la forma repubblicana ed elesse i deputati dell'Assemblea Costituente. Così la Repubblica poteva iniziare la sua vita.
La Costituzione dell'Italia repubblicana, fu promulgata il 27 dicembre 1947, ed entrò in vigore il 1° gennaio 1948, ad un secolo di distanza dalla concessione dello Statuto Albertino.