Cosa ci porta piacere? Cosa ci rende appagati? Questa è probabilmente una delle domande più difficili a cui rispondere. Il piacere è una sensazione talmente soggettiva, talmente radicata nelle nostre fibre nervose, in quei flussi elettrici che ci fanno guizzare come anguille o spegnere come fiamme soffocate, da non poter essere schematizzata, standardizzata, incanalata in un percorso definito e limitato.
Si prova piacere per una giornata di sole o perché ci sono due metri di neve in terra; si è lieti perché si è mangiato un cibo succulento, o perché si sta male dopo essersi ingozzati; ci si sente appagati per un atto d’amore dolce e sensuale, o per un rapporto sadico e violento.
Può essere legato a sensazioni semplici e usuali, della vita di ogni giorno: gli oggetti che ci descrivono, un animale che ci fa compagnia, le nostre passioni o le nostre attività quotidiane, come afferma Brecht, sono fonte inesauribile di piacere e di gioia. Si sente spesso dire che, qualsiasi cosa si faccia nella vita, purché sia fatta con piacere, risulta un’attività che ci fa crescere: il semplice ascolto di una canzone, lo scrivere o il sorridere a qualcuno che ci saluta per strada, a volte, ci può infondere una gioia che, spesso, neanche tutte le ricchezze del Mondo possono comprare.
Ma la stessa vita di una città, con le sue corse e le sue frenesie, con la gente che ci vive e lavora, con gli edifici che la caratterizzano e i personaggi che la animano, è fonte di piacere: lo sapeva bene Leopardi, che nella poesia “La Quiete dopo la Tempesta” ci offe un meraviglioso spaccato di vita quotidiana che, anche se spesso pregna di situazioni negative o pesanti, è sempre fonte di gioia, di novità positive e di momenti piacevoli.
Eppure a volte il piacere risulta qualcosa di strano, se viene ricercato in pratiche ed azioni non lecite (o che almeno risultino tali per la maggior parte della morale comune) oppure sotto forma di atti ritenuti impuri. Il piacere sessuale viene spesso ostracizzato e condannato: certo, pornografia o pratiche sessuali sadomasochiste non conti bruiscono al suo buon nome, eppure il piacere ricavato dalla sessualità è certamente quello più assoluto e fondamentale. Cerchiamo piacere sessuale sin da bambini: esploriamo il nostro corpo e la nostra fisicità, siamo curiosi, scopriamo, col passare degli anni e con lo sviluppo, nuove sensazioni e nuovi “piaceri” che risultano, in alcuni casi, determinanti anche per il nostro sviluppo psicologico.
In questo senso, poi, il concetto di piacere ha una forte connotazioni fisica: la danza, il contatto, il mostrarsi e l’osservarsi, la cura del proprio corpo, le sensazioni tattili e visive, sono tutte veicoli di piacere che è solo e sostanzialmente per se stessi, che rientra in un aspetto intimo e totale della nostra psiche, che non è mai unico e che muta con velocità e forza incontenibili.
Il piacere non può essere spiegato: è fuori da qualsiasi scala di misurazione, da qualsiasi confine geometrico, da qualsiasi logica dominante. È irrazionalità allo stato puro, è logica non universale di cui ognuno è un singolo ed unico esponente.
Il piacere è una sensazione a cui tutti aspirano, che a tutti deve essere concessa: tuttavia bisogna fare attenzione a ricordare sempre che, così come non va lesa la libertà degli altri a discapito della nostra, allo stesso modo non si può ricercare la gioia per se stessi percorrendo vie non lecite o che causino “male” a chi ci circonda.
In fondo, anche nel semplice concentrarsi su se stessi, nel mettersi in discussione, nel ragionare e pensare, l’uomo, attivando tutte le fibre del suo corpo, mettendo in moto il flusso energetico che lo domina, può provare piacere e entrare in un universo globale di sensazioni positive che lo accomunino al resto della popolazione.