
Tra i poeti che appartengono al Primo Novecento e che si studiano nel programma di Letteratura italiana dell’ultimo anno delle superiori non può certo mancare Umberto Saba, un intellettuale lontano dalle tendenze poetiche dominanti dell’epoca ma allo stesso tempo influenzato nell'ideazione delle sue liriche, dai fatti concreti della realtà circostante.
Gli autori della Letteratura che sicuramente influirono sulle idee e sui contenuti delle liriche di Saba sono quelli che, come il poeta triestino, avevano una percezione del dolore universale come aspetto connaturato all’esistenza umana, come appunto Leopardi e Montale. Accanto alle influenze letterarie però, nella poetica di Saba non mancano figure di intellettuali estranee alla Letteratura vera e propria come il filosofo tedesco Nietzsche ma anche Freud, il padre della psicanalisi. Vediamo allora la vita e le opere più importanti da sapere per la Maturità 2023.
La vita di Umberto Saba (Trieste 1883 – Gorizia 1957)
Umberto Poli (Saba è il cognome che scelse di assumere a seguito dell'abbandono del padre), nacque a Trieste nel 1883 da una famiglia di origine ebraica.I primi traumi sono risalenti all’infanzia, quando il padre decise di abbandonare la famiglia poco prima della sua nascita mentre la madre si mostrò sempre con un atteggiamento molto duro e severo nei confronti del figlio. Dopo un’adolescenza turbolenta, intraprese gli studi ginnasiali che poi interruppe per iscriversi all’Accademia di commercio e nautica grazie a cui lavorò in una casa di commercio triestina e come mozzo su una nave mercantile. Nel 1905 frequentò l’ambiente della rivista “La Voce” ma ne prese le distanze per quel che riguardava la poetica.
Nel 1909 sposò Carolina Woelfler (Lina) dalla cui unione nacque la figlia Linuccia. Nel 1911 pubblicò “Poesie”, una prima raccolta poetica, e nello stesso anno inviò a “La Voce” il celebre saggio “Quello che resta da fare ai poeti”, a cui venne però negata la pubblicazione.
Nel 1921 pubblicò la prima edizione del “Canzoniere” con le liriche composte nel ventennio precedente.
Nel 1929 si avvicinò alla psicoanalisi a causa della nevrosi da cui era affetto che lo condusse in cura presso il dottor Edoardo Weiss, allievo di Freud. Nel 1938, con l’imposizione delle leggi razziali, fu costretto a rifugiarsi a Parigi e poi a Firenze dove venne aiutato da Montale e da altri intellettuali.
Nel 1945 diede alle stampe la seconda edizione del “Canzoniere” mentre nel 1948 pubblicò l’opera in prosa intitolata “Storia e cronistoria del Canzoniere”. Dopo l’iscrizione al Partito Comunista e il conferimento di alcuni prestigiosi titoli e cariche, trascorse gli ultimi anni chiuso in un isolamento che aggravò la nevrosi di cui era già affetto, costandogli diversi ricoveri in clinica. E proprio in una clinica di Gorizia morì nel 1957.
Di pubblicazione postuma sono il saggio “Quello che resta da fare ai poeti” (1959) d l’ultima edizione del “Canzoniere” (1961).
Canzoniere
Pubblicato per la prima volta nel 1921, il Canzoniere ebbe tre edizioni (1921, 1945, 1961) che testimoniano il lavoro intenso ed incessante di Saba attraverso continue aggiunte e rimaneggiamenti.L'opera ed è suddivisa in tre volumi che corrispondono a diverse fasi della vita del poeta triestino: - giovinezza (1900-1920), - maturità (1921-1932), - vecchiaia (1933-1954).
Il "Canzoniere", il cui titolo rimanda a quello petrarchesco, rappresenta quindi l’opera di una vita intera e per questo motivo contiene liriche di carattere autobiografico che riprendono i maggiori temi della poetica di Saba.
I 437 testi contenuti nell’opera sono tutti orientati alla ricerca della verità, al di là delle apparenze, perseguendo l’idea di una “poesia onesta”, lontana dall’estetismo di D’Annunzio.
La ricerca di una realtà concreta emerge chiaramente anche nelle liriche improntate sulla quotidianità che hanno per protagonisti gli animali, la moglie, la figlia, Trieste. Ogni poesia rimanda comunque a significati nascosti da decifrare che affondano le radici nella psicoanalisi, nella filosofia di Nietzsche e nelle influenze letterarie degli autori classici italiani e latini.
Storia e cronistoria del Canzoniere
Pubblicata nel 1948, la "Storia e cronistoria del Canzoniere" rappresenta un’opera di difesa e di commento del “Canzoniere”, riparandolo dai giudizi negativi di critici e scrittori contemporanei che in quegli anni apprezzavano un tipo di poesia di stampo dannunziano.Proprio in quest’opera, Saba definisce la sua raccolta poetica come un “romanzo in versi” per sottolineare appunto il filo conduttore unitario che è rappresentato dallo scorrere della sua vita e che rende la sua raccolta paragonabile ad un’autobiografia in versi.
Questo testo in prosa rappresenta quindi uno strumento per comprendere la sua poetica e i fitti rimandi fra i singoli testi che appaiono dunque in stretta correlazione gli uni con gli altri.
Quello che resta da fare ai poeti
Quando Saba, nel 1911, inviò alla rivista letteraria "La Voce" questo saggio, quest'ultima si rifiutò di pubblicarlo. Il volume venne infatti dato alle stampe per la prima volta nel 1959, solo dopo la morte del poeta.In quest'opera Saba prende le distanze dalla poetica dominante di stampo dannunziano, contrapponendo ad essa quella di Manzoni, ritenuta il modello del suo ideale poetico. In questo piccolo saggio egli ribadisce infatti la necessità di una "poesia onesta" che vada alla ricerca di parole e di immagini semplici e concrete, lontano dagli orpelli e dall'artificiosità dell'ideale estetico della poesia. La poesia di D'Annunzio appare infatti vuota, fine a sé stessa e priva della capacità di ricercare la verità e la profondità del proprio io e della realtà circostante.