Dopo molto tempo ritornò il padrone dei servi e li chiamò a render conto.
Vi andò chi aveva ricevuto cinque talenti e ne presentò altri cinque dicendo: Signore, mi consegnasti cinque talenti, ecco che ne ho guadagnati altri cinque. Il padrone gli rispose: molto bene, servo buono e fedele; sei stato fedele nel poco, ti confiderò molto; entra nel gaudio del tuo Signore.

Si presentò dopo, quello che aveva ricevuto due talenti, dicendo: Signore mi affidasti due talenti, eccone qui altri due che ho guadagnato. Il padrone gli rispose: benissimo servo buono e fedele; sei stato fedele nel poco, ti darò autorità nel molto; entra nel gaudio del tuo Signore.
Per ultimo si presentò quello che aveva ricevuto un solo talento e disse: Signore so che tu sei un uomo severo, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Così, temendo nascosi il tuo talento sotto terra; eccotelo. Ma il padrone gli replicò: Servo iniquo e pigro, sapevi che io mieto dove non ho seminato, e raccolgo dove non ho sparso; per questo dovevi consegnare il denaro ai banchieri, ed al ritorno l'avrei ritirato assieme agli interessi. Riprendetegli perciò il talento e datelo a colui che ne ha dieci; perché a chi ha sarà dato ancora, e si troverà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche il poco che possiede. Questo inutile servo gettatelo fuori nelle tenebre dove sarà pianto e stridor dei denti.
(Vangelo di Matteo, XXV 14-30, primo secolo d.C.).
Si tratta di uno dei passi dei vangeli meno amati dalla cultura cattolica e da quella comunista, ma al contempo uno dei più amati dalla cultura protestante e da quella liberista. Comunque si pensi è certo che molti spunti possono essere tratti dalla parabola dei talenti per la gestione delle organizzazioni e per prevenirne alcuni dei problemi peggiori.
E' importante saper riconoscere che gli individui non sono tutti uguali e non hanno le stesse capacità. A causa di questo, per non demotivare le persone e per un efficace funzionamento delle organizzazioni, è sempre opportuno premiare il merito e la responsabilità evitando riconoscimenti indifferenziati e a pioggia.
Diversamente dalla cultura islamica la pratica dell'interesse è qui riconosciuta come valida (purché ovviamente non scada nell'usura) perché disporre di denaro per un certo tempo è un grande vantaggio se lo si sa utilizzare proficuamente nelle imprese e nel commercio.
Anche il profitto, inteso come remunerazione del capitale investito è cosa lecita in quanto la sopravvivenza e la creazione di valore per tutti gli stakeholders (azionisti, finanziatori, dipendenti, fornitori, utenti, clienti, ecc.) è lo scopo principale di una organizzazione imprenditoriale.
I talenti rappresentano anche le potenzialità di un individuo che ognuno ha il dovere (ma si spera anche il piacere) di sviluppare cogliendo le opportunità che man mano si presentano. Per ogni impresa lo sviluppo del capitale intellettuale, la ricerca e l'innovazione, sono fondamentali per la prosperità dell'organizzazione, degli individui che la compongono e della società in generale.