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Il seguente lavoro si propone di evidenziare come lo studio della superficie di Marte è un compito che va trattato tramite la combinazione di tecniche di “remote sensing” (telerilevamento), tecniche “in situ” e tecniche di laboratorio quali analisi spettroscopiche di campioni di origine conosciuta; tale integrazione fornisce un’analisi approfondita e univoca del luogo in esame, permettendo di realizzare un metodo complesso di studio che consenta di eliminare a priori le ambiguità derivanti dalla sola analisi spettroscopica dall’orbita. Questa tesi partecipa al concorso .
La dissertazione si compone di quattro parti fondamentali: (1) descrizione globale del pianeta Marte così come lo conosciamo; (2) descrizione della composizione delle unità marziane di particolare interesse - superficie e sottosuolo -; (3) un riferimento ad uno strumento di telerilevamento di particolare interesse, lo spettrometro OMEGA della missione Mars Express; (4) descrizione dell’esperienza di laboratorio nell’analisi e nella selezione di particolari campioni, le cui caratteristiche riflettono (o possono essere combinati in modo tale da riflettere) le caratteristiche del suolo di Marte.
INDICE
INTRODUZIONE
CAPITOLO 1: CARATTERISTICHE DI MARTE
PROPRIETA’ GLOBALI
Fenomeni Atmosferici
Tempeste di Sabbia
Pianure e Altopiani
Canyon & Calotte Polari
CRATERING
Morfologia dei Crateri
Degradazione dei Crateri
Datazione tramite Conteggio dei Crateri
Limiti legati al Conteggio dei Crateri
L’ATMOSFERA DI MARTE
TETTONICA
VULCANISMO
I Grandi Edifici Geologici Marziani Mineralogia Marziana
UNA PROBABILE EVOLUZIONE IDROGEOLOGICA
Il problema dell’Acqua: quando e come Ghiacci
NUCLEO
IL CAMPO MAGNETICO DI MARTE
LE DATAZIONI
CAPITOLO 2: COMPOSIZIONE DELLA SUPERFICIE E DEL SOTTOSUOLO DI MARTE
CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE
Shergottiti
Nakhliti
Chassigniti
Ortopiroxeniti
ANALISI DELLA SUPERFICIE
Caratteristiche Principali
Le Maggiori Unità Superficiali
Materiali Scuri
Terreni Chiari
Minerali Candidati
Composizione della Polvere
CAPITOLO 3: LA MISSIONE MARS EXPRESS
LA SONDA MARS EXPRESS
LO SPETTROMETRO OMEGA
OMEGA scopre l’acqua
Analisi Spettrale
CAPITOLO 4: MISURE IN LABORATORIO
SPETTROMETRIA
MECCANISMI DI ASSORBIMENTO
IL GONIOMETRO
Riferimento
METODO DI MISURA
ANALISI DEI CAMPIONI
CONCLUSIONI
BIBLIOGRAFIA
11 VULCANISMO TETTONICA IDROLOGIA CRATERING EVENTI
SUPERFICIALI N° crateri
•
• •
Channelling a
Ultimi flussi a sud Disposizione di 6 2
20
per 10 km
sud di Elysium
di Elysium mantello e dune >2km
Planitia polari
•
AMAZONIAN Vulcanismo in •
•
diminuizione a Erosione delle
Continuo • Ultimo
nord pianure nordiche
dell’attività
• periodo di
Flussi diffusi tettonica di •
formazione dei
intorno a Monte Erosione profonda
Tharsis 100
canali
Elysium dei depositi
stratificati in >5km
Valles Marines
• • • 50
Vulcanismo a Formazione di Sviluppo di
Syrtis Major Valles Marines grandi canali • Degradazione di
• • di uscita
Vulcanismo a Formazione di materiali delle
Tempre Terra sistemi a creste pianure nordiche
•
• Riempimento
Vulcanismo 100
HESPERIAN delle pianure
massiccio nelle • Formazione di
nordiche
regioni Elysium e Dorsa Argentea al
Tharsis polo sud
• Rifacimento delle
pianure nordiche
•
• • •
Ceraunius,
Formazione delle Formazione di Flusso d’impatti 1000
Tempe e Noctis
pianure grandi reti decrescente
Fossae
“intercrater” •
• Disseccamento
Vulcanismo degli delle rocce di
altopiani in • altopiani
Tettonica a sud
diminuizione > 16km
•
• di Hellas Bombardamento
Inizio di un 100 600
intenso
vulcanismo •
diffuso Archeron • Formazione ed
Fossae • erosione di
Impatto Argyre superfici
pesantemente
• •
Claritas Fossae Impatti Hellas e craterizzate
NOACHIAN Isidis • Erosione profonda
• Formazione delle rocce
delle più antiche sotterranee 600
rocce esposte
3. L’ATMOSFERA DI MARTE
L’atmosfera di Marte è un sottile strato gassoso composto quasi esclusivamente da
diossido di carbonio. La pressione superficiale su Marte è appena 0.07% della
pressione superficiale media al livello del mare sulla Terra. Inoltre, la pressione
atmosferica su Marte subisce cambiamenti stagionali poiché durante l’inverno
marziano la temperatura si abbassa così tanto da congelare il diossido di carbonio e
precipitare sulle calotte polari sotto forma di “neve”. Questa caduta riduce fortemente
la quantità di diossido di carbonio presente nell’atmosfera. Al contrario, durante
12
l’estate, quando la calotta polare si riscalda nuovamente, il diossido di carbonio può
tornare nell’atmosfera.
Le misure effettuate nel 1976 dai landers Viking hanno fornito la composizione esatta
dell’atmosfera marziana: 95.3% CO , 2.7% N, 1.6% Ar, 0.15% O, 0.03% vapor
2
d’acqua, e tracce di altri gas quali neon, krypton, xenon, ozono e metano. La
pressione media superficiale è di circa 7 millibars, ma il valore effettivo dipende
fortemente dall’altitudine e varia tra 1÷9 millibars.
Lo spessore dell’atmosfera è sufficiente a generare effetti meteorologici simili a
quelli terrestri (come nuvole e tempeste di sabbia), ma la sua composizione garantisce
soltanto un effetto serra molto debole, che aumenta la temperatura superficiale di soli
5 gradi rispetto ad una situazione in cui l’atmosfera sia completamente assente. Di
conseguenza, la maggior parte del pianeta è ben al di sotto della temperatura di
congelamento dell’acqua per la maggior parte dell’anno. Inoltre, è da notare che a
causa della bassa pressione presente sul pianeta, qualora la temperatura aumentasse
tanto da permettere la fusione del ghiaccio d’acqua, la pressione atmosferica sarebbe
cosi bassa che esso si trasformerebbe direttamente in vapor d’acqua, senza passare
per lo stato liquido.
Figura 1.3
L’atmosfera marziana visibile anche ad occhio nudo.
13
Nel 2004 la sonda Mars Express ha rilevato piccole quantità di metano nell’atmosfera
marziana. Tale scoperta porta alla formulazione di nuovi scenari sul pianeta in quanto
si ritiene che il metano debba essere estinto dall’azione dei raggi solari nel tempo
scala di qualche secolo. Ciò significa che su Marte è presente qualche processo che
continua a creare metano. Le principali teorie che giustificano la presenza di questo
gas sono due: attività vulcanica o l’azione di “metanogeni” (batteri che emanano
metano) sul suolo marziano. In ogni caso, studi recenti (Krasnopolsky, NASA –
2005) dimostrano che nell’atmosfera di Marte non v’è traccia del diossido di zolfo,
un gas prodotto in notevole quantità dall’attività vulcanica terrestre; di conseguenza,
l’ipotesi biologica è la più accreditata, secondo tale autore. E’ comunque possibile
che il magma sotterraneo stia reagendo con i minerali del sottosuolo, producendo
metano ma non diossido di zolfo (Formisano et al., 2004).
4. TETTONICA
Dalle ultime analisi del campo magnetico marziano ricavate dalla missione MGS
risulta che, a differenza di ciò che si credeva in precedenza, Marte potrebbe essere
stato caratterizzato da una tettonica a placche simile a quella terrestre (grandi placche
crostali che si separano e si scontrano – Carr, 1981; Banerdt et al., 1992 -). Le prove
di questi processi inaspettati sono fornite dall’evidenza di un campo magnetico “a
bande”: tali bande si formano quando due placche tettoniche vengono spinte dalla
convezione presente nel mantello fuso (Connerney et al., 2001), e mostrano un
campo magnetico alternativamente in direzioni opposte. Per confronto, simili bande
sono state osservate sulla Terra sulle creste Medio-Atlantiche, le quali si sono
formate proprio attraverso questo tipo di attività tettonica.
Figura 1.4
Variazioni del campo magnetico della crosta marziana. E’ evidente l’alternanza delle bande.
14
Basandosi su questi dati recenti, si è giunti alla conclusione che anche su Marte vi
sono regioni in cui la nuova crosta risale dal mantello, si raffredda e genera tettonica
di tipo estensivo. Per contro, i moti convettivi nel mantello producono anche
l’inabissarsi nel mantello di porzioni della crosta.
Questo processo su Marte è stato meno esteso che sulla Terra, e molto più limitato
temporalmente. L’esistenza di un processo limitato di tettonica a placche su Marte
fornisce così una abbastanza soddisfacente teoria sull’evoluzione geologica del
pianeta. Ad esempio, permette di spiegare la distribuzione dei vulcani Tharsis, i quali
sono grossolanamente allineati.
Secondo questa nuova teoria infatti, sembra che i vulcani si siano formati attraverso il
moto di una placca crostale sopra un hotspot presente nel mantello sottostante, come
nel caso delle isole Hawaii.
Anche l’imponente canyon Valles Marines sembra essere il risultato della
separazione delle placche tettoniche, e le bande magnetiche associate a questa zona
forniscono prove evidenti di ciò.
5. VULCANISMO
5.1 I GRANDI EDIFICI GEOLOGICI MARZIANI
Una delle caratteristiche più prominenti su Marte sono i vulcani a scudo. I vulcani
Tharsis (fig. 1.5) sono facilmente riconoscibili anche soltanto tramite una visione da
grande distanza del pianeta. Tale regione contiene 12 grandi vulcani e molti altri più
piccoli. Il più grande vulcano in questa zona (e su Marte, e anche in tutto il nostro
Sistema Solare), è il Monte Olimpo: una struttura circolare di circa 550 km di
diametro che si eleva per circa 25 km dalla pianura sottostante.
Un’altra grande area vulcanica è la cosiddetta Elysium, la quale sostiene un
complesso di tre grandi vulcani, più altri di minor rilevanza.
Sia la regione Tharsis che Elysium sono localizzati su una zona ove la crosta
raggiunge un notevole spessore. Ciò suggerisce che tali regioni sono il risultato di
dell’evoluzione termica del pianeta, e di processi convettivi che hanno prodotto il
sollevamento e la fratturazione della crosta, accompagnata dall’espulsione di
materiale magmatico.
In effetti, ambedue le regioni mostrano caratteristiche morfologiche molto simili,
eccetto che per le dimensioni: i vulcani della regione Elysium sono più piccoli, e
questo perché sono più di giovani di quelli del Monte Olimpo, e ciò è evidenziato
dalla mancanza di crateri da impatto.
15
Figura 1.5
Il complesso Tharsis.
A dispetto di queste gigantesche conformazioni, sembra che la più grande struttura
vulcanica su Marte non sia un vulcano a scudo, bensì un’area dal profilo basso, una
grande caldera, chiamata Alba Patera. Essa è situata nella regione Tharsis, a nord-est
del Monte Olimpo. Ha un diametro che supera i 1500 km, e sembra essere il frutto di
una complessa serie di processi vulcanici e tettonici.
5.2 MINERALOGIA MARZIANA
Nella primavera del 2004, la sonda Mars Express ha confermato la diffusione di
feldspato, olivina e pirosseni, minerali tipici della roccia basaltica (Bibring et al.,
2004). Il basalto è una roccia ignea diffusa anche sulla Terra che deriva dal
consolidamento del magma che erutta da vulcani come l’Etna, dai vulcani delle isole
Hawaii e dalle dorsali medio oceaniche. E’ stata scoperta anche l’andesite, una roccia
che contiene quantità maggiori di minerali silicati rispetto a quelli contenenti ferro, la
quale sulla Terra si forma quando l’acqua contenuta in una zolla tettonica in
subsidenza si mescola con le rocce sotterranee fuse.
Nel magma che si raffredda allontanandosi dalla camera magmatica, cristallizzano
per primi i minerali ricchi di ferro e magnesio (olivina e pirogeni), successivamente il
16
magma si arricchisce di silice e alluminio formando le daciti (colate laviche vetrose e
ricche di silice). Alcuni picchi sono invece di granito, roccia ancora più ricca di silice
che può essersi formata per separazione cristallina o in seguito alla rifusione dei
basalti più antichi.
6. UNA PROBABILE EVOLUZIONE IDROGEOLOGICA
6.1 IL PROBLEMA DELL’ACQUA LIQUIDA: QUANDO E COME
Diversamente dalla Luna o da Mercurio, Marte non è un pianeta asciutto. Molte
immagini raccolte dall’orbita marziana mostrano canali simili ai letti dei fiumi
terrestri (fig 1.6a -Masursky et al., 1977; Bakel and Kochel, 1979; Pieri, 1980; Carr,
1981). Sembra che molti di questi canali si siano originati negli altopiani a sud e si
esauriscano conseguentemente nei bacini nordici del pianeta. Gli altopiani mostrano
una ricca serie di canali disposti uniformemente lungo tutta la superficie.
Figura 1.6.1
Un’immagine del suolo di Marte che mette in mostra
quelli che vengono considerati i letti di antichi fiumi.
Ques