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Cicerone: Oratoria e politica.
L’oratoria e la politica a Roma erano strettamente connesse, poiché coloro
che aspiravano a cariche politiche o militari dovevano saper ben parlare.
I primi per convincere gli ascoltatori, i secondi per stimolare gli eserciti
soprattutto nei momenti difficili o di scoraggiamento.
La formazione di base dell’aristocratico romano era dunque incentrata
principalmente nella cosiddetta “ars dictandi” (l’arte del dire).
Cicerone rappresenta una delle eccezioni che si andò creando in questo
periodo, infatti egli era un homo novus, ovvero un uomo che non
apparteneva alla classe privilegiata dei patrizi, e che si era formato
grazie alle sue forze.
Egli fu un <<artista-eroe della politica>> poiché dette alla politica la sua
stessa vita, combattendo mille battaglie, l’ultima dove trovò la morte.
All’ars dictandi, Cicerone stesso associa tre funzioni principali:
● docere (insegnare ed informare l’ascoltatore)
●delectare (deliziare l’ascoltatore con le sue parole)
● movere (far suscitare emozioni nell’ascoltatore)
Benché Cicerone avesse studiato tutta la vita oratoria egli non scrisse mai
un vero e proprio trattato, ma scrisse due opere in forma dialogica:
Il “De oratone” e il “Brutus”, che ricordano soprattutto il primo i dialoghi
di Platone, sia nella ricostruzione dell’ambiente sia nella vivacità dei
personaggi.
La scenografia richiama l’atmosfera di colloqui tra amici che parlano dei
più svariati argomenti, ognuno dei dialoganti ha pari livello culturale e sono
attenti a non alzare mai la voce, così che nessuno possa offendersi.
Importante è un passo di Crasso nel quale celebra la funzione
dell’oratoria: <<essa è il segno della superiorità degli uomini sugli animali; è
forza civilizzatrice che ha unito in società ben ordinate gli uomini
primitivi e selvaggi; è l’unico strumento che permette anche ad un solo
uomo di guidare una collettività, convincendo e persuadendo il popolo in
senato; è il mezzo per aiutare gli amici in pericolo dell’esilio o della vita e
per difendere sé stessi; rende piacevole l’otium di chi vi si dedica>>.