Concetti Chiave
- Tertulliano, originario di Cartagine, fu un importante apologeta cristiano che rifiutò la filosofia pur attingendo a dottrine filosofiche, noto per la sua adesione al montanismo e la fondazione dei "Tertullianisti".
- Le opere apologetiche di Tertulliano, come l'Ad nationes e l'Apologeticum, difendono il cristianesimo contro le accuse pagane utilizzando argomentazioni retoriche e forensi.
- Nell'Adversus Marcionem, Tertulliano sfida le eresie, criticando il dualismo e difendendo l'unità di Dio, dimostrando la continuità tra Antico e Nuovo Testamento.
- Le sue opere contro i giudici ed eretici, come il De praescriptione haereticorum, stabiliscono la legittimità delle Scritture cristiane e criticano l'eresia per la mancanza di tradizione apostolica.
- Nel De anima, Tertulliano esplora la natura e il destino dell'anima secondo la verità cristiana, affermando la corporeità dell'anima e il suo legame con il corpo.
Tertulliano
Nell'ambito del Cristianesimo vi fu anche chi rifiutò radicalmente la filosofia, anche se, come aveva insegnato Aristotele, anche per rifiutare la filosofia si deve comunque fare un ragionamento filosofico; il rappresentante più significativo in questa direzione é Quinto Settimio Fiorente Tertulliano. Nato a Cartagine tra il 150 e il 160 da genitori pagani, dotato di ampia cultura retorica e giuridica, esercitò forse l'avvocatura in Roma. Verso il 195 si convertì al cristianesimo, tornò in Africa, ove compose numerosi scritti in lingua latina in difesa della Chiesa contro pagani ed eretici. Fu anche prete, e le sue posizioni religiose si dimostrarono molto rigorose, tanto che nel 213 finì con l'aderire ad una delle sette più note per l'intransigenza e il fanatismo, quella dei Montanisti, che in vecchiaia abbandonò per dar vita ad un nuovo gruppo, quello dei "Tertullianisti", basato su un forte rigorismo ascetico. Di Tertulliano ci sono pervenuti circa quaranta scritti, tra i quali sono particolarmente importanti l'Ad nationes, contro i pagani, e l'Apologetico, composti entrambi nel 197, e il De praescriptione haereticorum, di poco successivo. Come abbiamo detto, verso il 207 aderì al montanismo, eresia introdotta da Montano, fondata sulla credenza nella fine imminente del mondo e sulla necessità di prepararsi ad essa con rigoroso ascetismo. Il montanismo è caratterizzato dal millenarismo che sarebbe, nella storia del cristianesimo, la credenza e l’attesa del regno di Cristo in terra, prima del giudizio finale, riservato ai soli giusti e, secondo la maggior parte dei computi, destinato a durare 1000 anni (detto anche chiliasmo). Il millenarismo è legato intimamente alla fede giudaica nell’avvento del Messia e a quella cristiana nel ritorno glorioso di Cristo e nella resurrezione dei corpi, e soprattutto alla credenza in un regno messianico distinto dalla beatitudine celeste e in una doppia resurrezione (una, all’inizio del regno millenario, riservata ai soli giusti, e l’altra, alla sua fine, universale).Con vari scritti, Tertulliano intervenne anche su questioni etiche, come l'immoralità dell'assistere agli spettacoli teatrali e circensi o delle acconciature femminili. Morì a Cartagine dopo il 220. Profondamente intriso di cultura classica, anche filosofica e medica, Tertulliano attinge anch'egli a dottrine filosofiche.
Opere apologetiche
“Ad nationes” (Ai popoli) del 197, in 2 libri, è una violenta requisitoria contro i pagani, che perseguitano i seguaci della nuova religione oltre i limiti delle leggi; ritorce contro di loro le accuse di immoralità e di lesa maestà che essi addossano ai cristiani. Incomincia affermando che il cristianesimo lo si odia per ignoranza appena conosciuto, ma dopo lo si abbraccia. Che la fama sia contraria ai cristiani non prova nulla perché essa è incerta per natura. È assurdo imputare ai cristiani tutti i malanni pubblici. Segue la ritorsione delle accuse (es. culto della croce di legno-statuette di legno; non culto degli imperatori-cospirazioni contro di essi). Questo nel primo libro, mentre nel secondo tratta dell’inconsistenza o della sconvenienza degli dei mitologici. È Dio che dispensa i regni: al presente li ha riuniti sotto i Romani, che cosa ne farà in seguito sapranno i futuri. De testimonio animae (La prova dell'anima), 197, che sviluppa il tema, già presente nell'Apologeticum, dell'anima umana che è naturaliter cristiana, cioè naturalmente incline a recepire il messaggio del cristianesimo. “Ad martyras” (Ai martiri), fa appello ai cristiani perché affrontino coraggiosamente le persecuzioni, in questo caso quella a Cartagine del 197; porta l’esempio degli spettatori dei circhi che sebbene inesperti, incitano da lontano i gladiatori combattenti nell’arena, come i confessori che hanno accompagnato i cristiani in carcere; i cristiani imprigionati sono i soldati del Dio vivente, e devono mostrare la stessa resistenza degli altri soldati per conseguire una corona eterna. “Ad Scapulam” (Contro Scapula=governatore d'Africa persecutore dei cristiani), lettera aperta composta di 5 capitoli, del 212/213; viene detto che i cristiani preferiscono essere condannati che assolti e quindi sta scrivendo l’opuscolo per il governatore che subirà la punizione celeste. Apologeticum: Nell'esordio Tertulliano mostra che i cristiani sono perseguitati e condannati solo in quanto tali e non perché colpevoli di un crimine: ne è prova che essi vengono messi in libertà quando negano di appartenere alla comunità cristiana. Lo scrittore confuta le accuse specifiche rivolte ai cristiani di antropofagia, incesto e infanticidio dicendo che non ci sono prove, ma solo fama. Poi passa a parlare dei presunti delitti manifesti: il primo di irreligiosità (risolve la questione dicendo che non sono vere divinità gli Dei pagani, l’unica vera divinità è Dio; gli dei pagani non sono altro che demoni); il secondo di lesa maestà cioè il culto non reso agli imperatori (lo risolve dicendo che loro pregano Dio i difesa degli imperatori che sono secondi solo a lui). Lo scrittore esalta poi la vita pura e innocente delle comunità cristiane, l'amore del prossimo e la fedeltà verso l'imperatore. Nella conclusione sostiene la superiorità della nuova dottrina di un solo dio creatore e ordinatore del mondo nei confronti del politeismo e dimostra l'inutilità delle persecuzioni perché il "sangue dei martiri genera cristiani". L'Apologetico, una delle opere più famose di Tertulliano, spiega bene come si cadesse in una ben strana contraddizione. 'O i Cristiani erano colpevoli: in tal caso perché non si dovevano ricercare? O non lo erano: perché allora si dovevano condannare?'. Nel 197 (imperatore Settimio Severo) in Cartagine la persecuzione aveva preso a infierire. Le prigioni erano piene di Cristiani. Per difendere la religione cristiana di fronte ai pagani, scrisse l'Apologetico, che vuole essere un'arringa diretta ai praesides (governatori delle province), i quali il diritto di difesa non concedevano ai Cristiani condotti davanti a loro. Quello, pertanto, che i Cristiani accusati non potevano dire, dice in questo discorso Tertulliano, passando in rassegna la massa delle accuse a loro rivolte. Sennonché l'oratore non si limita a confutare le accuse, a difendere gli accusati: ma le accuse ritorce, ma gli accusatori provoca e sfida, mettendo a nudo l'assurdità della loro religione, la disonestà dei loro costumi, provando che proprio essi sono rei delle nefandezze che attribuiscono ai Cristiani, la loro stessa impotenza, se i Cristiani un brutto giorno, invece di rispondere alle ingiuste persecuzioni col perdono, si contassero e reagissero. E codesto fa, non invocando l'autorità di un partito, di una dottrina filosofica ma in nome della Verità, della sua persona stessa, che espone alla vendetta; in nome della sua altezza morale, in una parola, della sua superiorità intellettuale e spirituale. Onde il fascino, che da questo scritto emana, e l'ammirazione, di cui fu per tutti i secoli circondato. Indubbiamente, anche per quel che concerne le argomentazioni dell'Apologetico, ad apprezzarle al loro giusto valore, si dovrà non prescindere dal criterio storico. Per esempio, la parte che riguarda le assurdità e la insostenibilità della religione e ideologia pagana, è certo roba sorpassata. Giudicato nel suo complesso, l'Apologetico è un modello di argomentazione forense. Da un punto di vista legale l’arringa tertullianea era fiacca e perfino sofistica e contradditoria. La comparsa defensionale era talora inopportuna e contradditoria sul terreno politico. La conclusione di Tertulliano che semenza sarebbe stato il sangue dai martiri versato, ebbe la consacrazione del tempo futuro. Venendo a toccare della forma dell'opera tertullianea, avrebbe torto chi volesse giudicarne lo stile e la lingua con i criteri della prosa ciceroniana e quintilianea. Egli se ne discosta molto: non tanto per quanto concerne i costrutti sintattici, quanto per il significato assunto da molte parole, lontanissimo ormai dall'originario, vuoi per una evoluzione naturalmente subita, vuoi per una decisa volontà dello scrittore, che a quel significato le piega. Indubbiamente il suo scrivere risente, più che della scuola di retorica, da cui egli proveniva, e della regione, ov'era nato, della sua forte personalità. Per questo il suo periodo torna spesso difficile e oscuro dovuto al suo temperamento, ardente e aggressivo, sprezzatore del puro formalismo ed alla sua fede ardente e sincera.
Contro i giudici ed eretici
“Adversus Iudaeos” è il completamento di una disputa non terminata fra un cristiano e un proselito giudaico. Nei primi otto capitoli vi sono sostenuti i punti fondamentali per la propaganda cristiana rispetto al giudaismo. Nei capitoli dal nove al quattordici, forse non autentici, si parla di un materiale rimasto come abbozzo e poi rielaborato nell’adversus Marcionem. “De praescritione haereticorum” le eresie servono per provare la fede e se persone reputate fedeli alla chiesa e saggie divengono eretiche, vuol dire che non erano né saggie né fedeli; l’eretico sceglie invece di accettare il deposito della dottrina ricevuta da cristo e agisce in lui lo spirito della saggezza mondana cui dà materia la filosofia dalla quale provengono le eresie; agli eretici non spetta il possesso delle Scritture, ed essi non devono venire ammessi a discutere su di queste; la verità delle Scritture è là dove sono la vera disciplina e la vera fede cristiana; manca nelle eresie la continuità della tradizione apostolica che va cercata nelle chiese di origine apostolica; si afferma l’origine demoniaca delle eresie e si critica la condotta degli eretici; opera importantissima per la storia del cattolicesimo poiché vi troviamo una delle più antiche esposizioni di certi principi fondamentali di esso; nettamente personale nella forma; l’impostazione giuridica è caratteristica dell’atteggiamento autoritario dello scrittore, mentre ha importanza storica per lo stretto legame futuro tra cattolicesimo e diritto canonico. “Adversus Marcionem” tre versioni: noi abbiamo la terza del periodo montanistico, mentre la prima era stata soppressa dall’autore stesso perché troppo frettolosa, mentre la seconda era stata pubblicata fraudolentemente da un confratello; l’opera è una difesa del cristianesimo cattolico contro l’eresia di Marcione; in cinque libri; si apre con attacchi personali all’eretico; attacca il dualismo del Dio creatore e di un Dio buono, salvatore in quanto secondo lui era assurda la presenza di un Dio apparso d’improvviso al tempo di Tiberio a favore dell’uomo non creato da lui e do cui non si era curato fino ad allora; nel secondo libro si passa ad affermare la bontà del dio creatore dimostrata dalla creazione del mondo stesso; nel terzo libro sostiene che Cristo è il Cristo del Dio creatore, identico a quello profetato nell’antico testamento, ma che i giudei non hanno riconosciuto; nel quarto dice che la diversità dei due testamenti non va a favore della tesi di marcione; nel quinto si ripetono le cose.
Vestiti e nozze
“De cultu feminarum” due libri e due prediche; la prima inizia dicendo che se le donne avessero abbastanza fede preferirebbero vestire squallidamente, in abito di penitenti ricordando il peccato di Eva, che ha fatto della donna la porta del diavolo; afferma che il culto della donna è frutto degli angeli caduti; le vesti di porpora o altrimenti tinte sono contro natura e la disposizione divina, che non fece nascere colorate le pecore, sono opera del diavolo, interpolatore della natura; la seconda inizia parlando dell’ornato e poi torna sulle vesti; la semplicità del costume femminile fa parte della pudicizia, l’ornato è occasione di peccato; la donna cristiana non ha bisogno di queste arti, e se anche ha relazioni con i gentili, deve distinguersene anche esteriormente per la sua pudicizia. “De virginibus velandis” la questione se le vergini dovessero o no velarsi il capo in chiesa; l’usanza antica era contro l’obbligo; le vergini che vanno a capo scoperto si sollevano contro le altre; lo scoprirsi così per una fanciulla onesta equivale a sopportare lo stupro; l’apostolo Paolo parlando in generale delle donne (mulier) che devono andare velate vi comprende anche le vergini; le ragioni del precetto valgono per le nubili non meno che per le maritate; l’inizio dell’obbligo va posto all’inizio della pubertà; “De uxorem” due libri; esamina il problema delle seconde nozze e specificatamente di quello che farà la moglie nel caso di morte di lui; le dà il precetto di non maritarsi perché le uniche nozze si addicono al cristiano; gli stimoli della carne possono essere vinti dallo spirito, né si deve cedere su altre preoccupazioni mondane, come l’avere figli; vi sono quelli che praticano l’astinenza durante il matrimonio, tanto è più ragionevole praticarla quando esso sia venuto meno; a rimaritarsi si va contro la volontà di Dio, che ha fatto cessare il matrimonio; la vedova ha le sue difficoltà ma ciò accresce il suo valore; Tertulliano poi cambia idea e dice che sebbene sia meglio non rimaritarsi la donna lo può fare e le dà delle regole; la più importante è che lei non deve sposare un gentile; nel “De monogamia” verrà poi ripreso questo tema dove Terulliano torna a sostenere la tesi secondo cui ci si dovrebbe sposare una volta sola e sostenendo che è lo stesso Spirito Santo a dirlo; “De exhortatione castitatis” rivolto ad un cristiano vedovo riprende il tema delle seconde nozze; dopo aver distinto tre gradi di continenza, la verginità, l’astensione per consenso tra i coniugi nel matrimonio, la vedovanza, Tertulliano ripete l’argomento artificioso secondo il quale chi si risposa va contro la volontà di Dio che ha fatto terminare il matrimonio; le seconde nozze sono state permesse per indulgenze “MELIUS EST NUBERE QUAM URI”; conclude che il secondo matrimonio è una specie di stupro; ripete quanto aveva già detto che i figli non sono da desiderare e che la monogamia e la verginità sono stimate anche dai gentili.
De anima
Primo trattato cristiano di psicologia; in tre parti: natura dell’anima, origine e sviluppo di essa, morte e destino dell’anima dopo la morte; l’argomento non va studiato presso i filosofi, ma secondo la verità cristiana; l’anima è nata e fatta da Dio, dal suo fiato; essa è corporea; è una: le sue parti non sono che le sue diverse facoltà; la divisione dell’anima in un elemento razionale ed uno irrazionale è giusta, ma non originaria, il secondo proviene dal peccato; appartengono all’anima razionale un’ira e un desiderio razionali; la conoscenza intellettuale e quella sensitiva si completano a vicenda; l’anima è variabile per molte circostanze e per il libero arbitrio; l’origine dell’anima non è nei cieli (Platone), né nell’aria (stoici), ma è concepita insieme con il corpo; anima e corpo crescono insieme, peccano insieme e ambedue sono toccati dalla corruzione originale; l’anima rimane attiva nel sonno e di qui i sogni; vi sono sogni che si verificano, ve ne sono da Dio, dai demoni o naturali; la morte è un tributo, che tutti debbono pagare; la morte consiste nella separazione dell’anima dal corpo: essa proviene dalla colpa; l’immortalità dell’anima è provata dalla fede, non dalla filosofia; gli inferi sono un grande spazio nell’interno della terra dove vanno tutte le anime, eccetto quelle dei martiri che vanno direttamente in paradiso; negli inferi, in attesa del giudizio, i malvagi sono già puniti e premiati i buoni; anche in vita l’anima può godere e dolersi del corpo.Domande da interrogazione
- Chi era Tertulliano e quale fu il suo contributo al Cristianesimo?
- Quali sono le opere apologetiche più significative di Tertulliano?
- Come Tertulliano affronta le eresie nel suo lavoro?
- Qual è la posizione di Tertulliano riguardo ai costumi e alle nozze?
- Cosa tratta l'opera "De anima" di Tertulliano?
Tertulliano, nato a Cartagine tra il 150 e il 160, fu un importante apologeta cristiano che si convertì al Cristianesimo intorno al 195. Scrisse numerosi testi in difesa della Chiesa contro pagani ed eretici e aderì al montanismo, una setta rigorosa, prima di fondare il gruppo dei "Tertullianisti".
Tra le opere apologetiche più importanti di Tertulliano ci sono "Ad nationes" e "Apologeticum", entrambe del 197, che difendono il Cristianesimo contro le accuse dei pagani e dimostrano l'inutilità delle persecuzioni.
Tertulliano affronta le eresie in opere come "De praescriptione haereticorum", dove sostiene che le eresie provano la fede e critica la mancanza di continuità apostolica nelle dottrine eretiche, affermando l'origine demoniaca delle eresie.
Tertulliano critica l'ornamento eccessivo delle donne e sostiene la semplicità come parte della pudicizia cristiana. Nei suoi scritti sulle nozze, come "De uxorem", discute contro le seconde nozze, promuovendo la monogamia e la castità.
"De anima" è il primo trattato cristiano di psicologia, che esplora la natura, l'origine e il destino dell'anima secondo la verità cristiana, affermando che l'anima è corporea, creata da Dio, e immortale, con un destino post-mortem negli inferi o in paradiso per i martiri.