Concetti Chiave
- Plinio il Vecchio descrive una serie di animali favolosi, tra cui sfingi, pegasi e basilischi, che stimolarono l'immaginario medievale.
- Gli animali menzionati da Plinio sono considerati puramente fantastici, nonostante fossero creduti reali fino al XVII secolo.
- Plinio non intendeva presentare questi animali come reali, ma riportava dati trovati nei testi di autori come Aristotele e altri compilatori.
- Lo stile di Plinio è essenziale e denotativo, con frasi semplici e connessioni deboli, concentrato sulla presentazione di dati.
- Occasionalmente, Plinio offre riflessioni generali, come nel caso del basilisco, che non resiste al veleno della donnola.
In questo brano Plinio offre una rassegna di animali favolosi:sfingi,pegasi,basilischi,leucocrote e manticore sono solo un’esigua rappresentanza dei molti mostri o portenti di natura dei quali egli ha trovato notizia presso le sue fonti.Buona parte di essi andrà a incrementare i bestiari che hanno tenuta desta la curiosità dei lettori medievali,garantendo di riflesso un cospicuo interesse per la Naturalis historia.
Gli animali qui descritti,come una buona parte di quelli elencati da Plinio nell’ottavo libro,sono da considerare puramente fantastici:anche se in essi si è creduto fino al Seicento inoltrato,le nostre conoscenze scientifiche escludono che essi siano mai esistiti.Quello del riscontro scientifico è tuttavia il metodo meno idoneo per una corretta valutazione dell’opera pliniana:ciò che conta,invece,è scoprire il sistema di ricerca,l’operazione mentale che ha guidato l’autore.Plinio non ha voluto contrabbandare come vere certe realtà fantastiche,ma si è limitato registrare dati che aveva trovato nei testi che aveva consultato;soprattutto in quelli di Aristotele,ma anche di molti compilatori,collettori di leggende,raccoglitori di notizie esotiche.Che Plinio non intendesse accreditare frottole è dimostrato,oltre che dalla frequente citazione della sua fonte,dai vari incisi>,>ecc.;allo stesso modo avanza riserve sul veleno del basilisco(creditum quondam,par.78),attribuisce a Ctesia i dati sulla manticora(par.75)e prende le distanze,con un dicunt,dalla notizia secondo la quale la leucocrota sarebbe in grado di imitare la voce umana(par.74).
La natura favolosa era un argomento che parlava da sé e non richiedeva abbellimenti letterari per esercitare attrattiva.L’espressione è pertanto rigorosamente denotativa;lo stile è essenziale e perlopiù affidato a frasi normali(per es.Apud eosdem et quae vocatur eale,par.73),tra loro legate da nessi assai deboli,spesso disarticolate da anacoluti(come nel passaggio al par.74,che,dopo l’attacco nominale sopra riportato che governa tutto il par.73,introduce a sorpresa l’accusativo atrocissimos tauros silvestres,per evidente ripresa del costrutto Aethiopia generat dall’inizio del par.72).
Lo scrittore si preoccupa insomma di fornire il maggior numero possibile di dati,riversando nel testo il suo ricco schedario,senza preoccuparsi di ricercare connettivi eleganti per fare effetto.Solo di tanto in tanto dalla narrazione si enuclea qualche considerazione generale,come nel caso del terribile basilisco(par.79),che tuttavia non resiste al veleno della donnola:>.
Domande da interrogazione
- Qual è l'approccio di Plinio il Vecchio nella descrizione degli animali favolosi?
- Come viene descritto lo stile espressivo di Plinio nel testo?
- Qual è l'importanza della "Naturalis historia" di Plinio per i lettori medievali?
Plinio il Vecchio si limita a registrare i dati trovati nelle sue fonti, senza voler accreditare come vere le realtà fantastiche. Cita frequentemente le sue fonti e avanza riserve su alcune informazioni, dimostrando un approccio critico.
Lo stile di Plinio è essenziale e denotativo, con frasi normali e nessi deboli. Non cerca abbellimenti letterari, ma si concentra sulla fornitura di dati, spesso disarticolati da anacoluti.
La "Naturalis historia" ha mantenuto viva la curiosità dei lettori medievali grazie alla sua rassegna di animali favolosi, contribuendo a un interesse duraturo per l'opera e incrementando i bestiari dell'epoca.