michaelriccia
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Concetti Chiave

  • Il paesaggio descritto da Emily Dickinson è sconvolto da una tempesta che deforma la realtà con immagini di vento violento e forme insolite come spettri e saette.
  • La natura è rappresentata in completo subbuglio con alberi in affanno, siepi ondeggianti e case che sembrano sradicate, evidenziando la transitorietà dell'uomo.
  • Dietro il paesaggio stravolto si cela una realtà immutabile e indifferente, suggerendo una contraddizione tra il caos temporaneo e la permanenza assoluta.
  • La traduzione di Montale mantiene l'efficacia fonetica del testo originale attraverso allitterazioni e un ritmo veloce che accentua la forza del vento.
  • Nonostante la sintassi paratattica, la lirica risulta complessa grazie all'uso di anastrofi, iperbati e sinestesie che animano gli elementi naturali.

Indice

  1. Il paesaggio alterato dal vento
  2. La natura sconvolta
  3. La rivelazione finale
  4. La traduzione di Montale
  5. Stile e ritmo della lirica

Il paesaggio alterato dal vento

l paesaggio rappresentato dalla Dickinson è profondamente alterato dalla forza violenta del vento, tanto che l'aspetto consueto delle cose appare deformato. La tempesta stessa si presenta sotto forme insolite: annunciata da un vento che stride come il suono di uno strumento di guerra (il «corno»), si materializza in un turbine gelato («verde brivido diaccio»), che assume le sembianze di un fantasma («spettro di smeraldo») e che è paragonato a una saetta celeste («l'elettrico / segnale del Giudizio»).

La natura sconvolta

La natura ne è sconvolta, tanto che nei versi centrali si alternano, in una progressione crescente, immagini di una realtà in subbuglio: gli alberi, quasi fossero presenze animate, sono in affanno («ansimanti»), le siepi ondeggiano senza controllo («alla deriva»), le case appaiono addirittura sradicate («in fuga nei fiumi»).

La rivelazione finale

Nei versi finali si svela invece la presenza, dietro questo paesaggio stravolto, di una realtà ulteriore e assoluta, caratterizzato da una suprema indifferenza, imperturbabile a ogni sconquassamento («un mondo che non si muove»), immutabile nel tempo. La forza della lirica sta tutta in questa contraddizione di fondo tra un paesaggio violentemente sconvolto, che mette ancora più in evidenza la natura transitoria dell'uomo, la vanità della sua presenza, e la certezza che tutto passa su questo mondo come su un palcoscenico, senza lasciare segno.

La rivelazione finale, del resto, è preparata dal clima di sospensione creato da tutta la realtà in subbuglio, dai prodigi che la costellano (la presenza soprannaturale dello spettro di smeraldo e il segno che annuncia la fine del mondo) e dai rintocchi del campanile.

La traduzione di Montale

La traduzione di Montale mantiene il gioco fonetico del testo originario, tramite una serie di accorgimenti stilistici. La Dickinson, infatti, aveva reso il senso della forza del vento il suo suono, il turbinio da esso provocato puntando soprattutto sulla forza evocatrice delle parole e sugli effetti fonetici. Montale punta allo stesso risultato con l'utilizzo di numerose allitterazioni, in ver («vento arrivò», «verde brivido»), in s («sinistro passò», «sbarrammo», «entrasse», «spettro di smeraldo»), in e («e fa certo l'elettrico / segnale»). Come nel testo originario, poche sono le rime, perfette e imperfette.

Stile e ritmo della lirica

Montale è rimasto fedele anche al ritmo veloce della lirica, che contribuisce a sottolineare la vorticità del vento: i versi infatti sono brevi, vi sono parole tronche che, in aggiunta agli enjambement presenti accelerano la lettura e il ritmo complessivo.

Sebbene la sintassi sia prevalentemente paratattica, la lirica risulta piuttosto elaborata. Questo è dovuto alla presenza sia di figure di costruzione, come le anastrofi («l'elettrico / segnale», evidenziato ancora di più dall'enjambement) e gli iperbati, sia di figure di significato, come le sinestesie («verde brivido»). L'alterazione dell'ordine naturale delle cose è dato poi dall'animazione degli elementi naturali e dalla loro personificazione, in una sequenza d'immagini dietro cui si nasconde la presenza più effimera di tutte, quella dell'uomo.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'effetto della tempesta sul paesaggio descritto da Emily Dickinson?
  2. La tempesta altera profondamente il paesaggio, deformando l'aspetto consueto delle cose e presentandosi sotto forme insolite, come un vento che stride e un turbine gelato, creando un'immagine di realtà in subbuglio.

  3. Come viene rappresentata la natura nella poesia di Dickinson?
  4. La natura è sconvolta e animata, con alberi ansimanti, siepi alla deriva e case sradicate, evidenziando la transitorietà dell'uomo e la suprema indifferenza di un mondo immutabile.

  5. In che modo Montale ha tradotto la poesia di Dickinson?
  6. Montale ha mantenuto il gioco fonetico del testo originale utilizzando allitterazioni e un ritmo veloce, con versi brevi e parole tronche, per evocare la forza del vento e la vorticità della tempesta.

  7. Qual è la rivelazione finale della poesia?
  8. La rivelazione finale è la presenza di una realtà ulteriore e assoluta, imperturbabile e immutabile, che sottolinea la vanità della presenza umana e la natura transitoria del mondo.

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