Indice
- Èdipo re (Οἰδίπους τύραννος): antefatto
- Èdipo re (Οἰδίπους τύραννος): trama
- Commento e analisi del testo
Èdipo re (Οἰδίπους τύραννος): antefatto
La tragedia di Sofocle (497/6-406/5 a.C.) Edipo re è considerata la più importante del noto tragediografo greco.
Questa tragedia (appartenente forse al periodo compreso tra il 429 e il 425 a.C.) parla di Èdipo, che diventa re di Tebe e crede di essere il figlio di Polibo, re di Corinto e di Merope, sua moglie.
In realtà, egli è figlio di Laio, il precedente re di Tebe. Laio aveva consultato l’oracolo di Apollo il quale gli aveva rivelato che se avesse avuto un figlio, questi lo avrebbe ucciso e avrebbe sposato la madre. Nato Èdipo, aveva ordinato a un servo di esporre il bambino sul monte Citerone, ma questi, mosso a compassione, lo aveva affidato a un messaggero di Corinto per affidarlo al re di questa città, appunto Polibo. Edipo, ormai giovinetto, aveva consultato anch’egli l’oracolo di Apollo che gli aveva predetto che sarebbe divenuto l'assassino di suo padre e il marito di sua madre. A motivo di ciò era fuggito da Corinto. Mentre era in fuga, Èdipo aveva incontrato il carro con a bordo Laio e le sue truppe e, scoppiata una lite, Edipo aveva ucciso Laio, ignaro del fatto che questi fosse il suo reale padre. Èdipo aveva proseguito il suo cammino e, arrivato a Tebe, aveva trovato la città assediata da una Sfinge alata che uccideva chiunque non riuscisse a decifrare i suoi enigmi. Èdipo vi era però riuscito e per questo i Tebani lo avevano acclamato re. Aveva dunque sposato Giocasta, vedova di Laio e sua vera madre, e dalla loro unione erano nati quattro figli, due maschi e due femmine.
Èdipo re (Οἰδίπους τύραννος): trama
Diversi anni dopo, a Tebe scoppiò la peste ed Èdipo chiese aiuto a suo cognato nonché zio, Creonte, il quale gli mandò l’indovino Tiresia a dargli consiglio. Questi disse che per eliminare la peste, era necessario allontanare colui che aveva ucciso Laio cioè Èdipo stesso. Giocasta era convinta che Laio fosse stato ucciso da alcuni banditi e non da suo figlio nonché marito. Èdipo però si insospettì e fece chiamare il servo di suo padre, rifugiatosi in campagna. Prima che arrivasse tale servo, giunse da Edipo il messaggero di Corinto per annunciargli la morte di Polibo. Èdipo credette dunque di essere sfuggito all'oracolo ma il messaggero rivelò che Polibo era il padre adottivo e ciò fu confermato dal servo. Giocasta dunque si uccise impiccandosi ed Èdipo si accecò. Èdipo avrebbe voluto essere esiliato da Tebe, ma Creonte gli disse di aspettare il volere degli dèi. Con l'abbraccio tra Ismène e Antigone, figlie di Èdipo, ed Èdipo stesso si conclude la tragedia.
Commento e analisi del testo
L'Èdipo re è considerata la tragedia sofoclea più importante. In essa è possibile rintracciare diverse tematiche. Prima di tutto il rapporto uomo-divinità: la consultazione degli dèi, attraverso gli oracoli come quello di Apollo e Delfi è una pratica frequente. Sia Laio sia Èdipo sentono la necessità di consultarli; quest’ultimo a seguito di sospetti riguardo a voci sul suo conto. La consultazione assume diversi significati: nel caso di Laio si riscontra la necessità di conoscere il futuro, il destino, mentre nel caso di Èdipo la necessità riguarda le proprie origini. Svelata la sua verità, Èdipo è addolorato e cerca di evitare a tutti i costi il realizzarsi delle profezie sul suo futuro, scappando. Inconsapevolmente però, il destino nefasto si è attuato, in quanto esso stesso è immutabile. Il destino ha voluto anche che egli risolvesse l’enigma della Sfinge e diventasse re di Tebe. E non a caso, l’enigma che egli risolve è quello sull’uomo: egli incarna le miserie della condizione umana, si sente vile, inutile e malvagio.
Èdipo inconsapevolmente rimane legato alle proprie origini: ritorna a Tebe e sposa sua madre Giocasta. Èdipo inoltre si rivolge sempre in modo molto amorevole alla moglie-madre, che è l’unica persona di cui si fida autenticamente. Giocasta è una figura importante: diffida dell’oracolo, è indifferente al destino, si direbbe che vive la vita alla giornata. Ciò è avvalorato anche dal fatto che ella crede che suo figlio sia morto e che quindi che la profezia non si sia avverata.
Questo aspetto ha una valenza molto tragica: ella vive nell’oscurità e non è neanche spinta a conoscere come invece lo è suo figlio Èdipo. La scoperta della verità è talmente dolorosa da farle ritenere che l’unico modo di salvezza sia la morte e si uccide. Il cammino di Èdipo che è un cammino metaforico verso la conoscenza è estremamente arduo e sofferente: la sofferenze d’altro canto è ciò che caratterizza la natura umana, che è intrinsecamente misteriosa, incerta e profonda.