GreMo80
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quanti tipi tirocinioFinalmente ecco una parola che ti sarà sicuramente familiare. Magari non ti ha già toccato direttamente, ma senz’altro avrai avuto amici o parenti che “hanno fatto un tirocinio” (a volte conosciuto anche come “stage” che non ha niente a che vedere con il termine inglese che significa palcoscenico oppure tappa, ma deriva dal latino “stagium” inteso come periodo di iniziazione o addestramento).


Quindi saprai già che il tirocinio è una forma di inserimento in azienda, serve a fare esperienza ed a volte è necessario farlo per terminare un percorso di studi.

Le differenze tra tirocinio curriculare ed extracurriculare

Esatto! Tutto giusto…ma cerchiamo di capire meglio alcuni aspetti meno noti, così quando ti troverai ad affrontarlo saprai valutarne meglio aspetti positivi e negativi.
Intanto iniziamo con lo spiegare che non tutti i tirocini sono uguali. In particolare solitamente si distingue tra tirocinio curriculare ed extracurriculare. Vediamo meglio:
  • Tirocinio curriculare: è un periodo da svolgere in azienda previsto obbligatoriamente per terminare un percorso di studi (generalmente un corso di laurea, oppure un master, ma può valere anche come programma di alternanza scuola/lavoro). Questo tipo di tirocinio ha come principale finalità quella di orientare uno studente ad una professione e favorire la comprensione del mondo del lavoro. La durata è solitamente ridotta a 3/6 mesi (a seconda dei crediti riconosciuti) ed è previsto un piano formativo che consenta di maturare delle competenze e solitamente un progetto (ad esempio una tesi di laurea) da presentare a fine percorso. Per tale motivo i tirocini curriculari non sono soggetti a orari e possono non essere retribuiti (non si sta svolgendo una vera e propria attività, ma ci si sta formando in azienda) e sono seguiti non da uno ma da almeno due tutor: uno individuato in azienda ed uno all’interno del corso di studi (tipicamente un professore).
  • Tirocinio extracurriculare: si applica a chi è in cerca di una prima occupazione, non ci sono limiti di età e le regole di attuazione variano da Regione a Regione. Come linea guida sempre valida questo tipo di stage non può eccedere i 12 mesi di durata, deve prevedere un compenso (l’importo varia da Regione a Regione, ma può oscillare dai 300 agli 800 euro) ed ha alla base un patto formativo stipulato tra Azienda, Regione e tirocinante e garantito attraverso il monitoraggio di un tutor. Anche in questo caso non esistono specifici obblighi di orario o di presenza, né tipologia di attività da svolgere, dal momento che la finalità primaria rimane comunque quella dell’apprendimento e della formazione.
Spesso avrai sentito parlare in modo non positivo dello stage, che può essere utilizzato per far svolgere attività lavorative senza riconoscere il giusto stipendio. Una forma di sfruttamento in pratica. E’ così? Difficile dare un parere generalizzato, purtroppo forme di abuso possono esistere e le cronache ne hanno descritte più di una. Il fatto che ci siano degli utilizzi impropri non deve però far perdere di vista l’utilità dello stage come forma di avvicinamento al mondo del lavoro. Se utilizzato nel rispetto delle regole è sicuramente un ottimo strumento per imparare, socializzare e farsi conoscere, aggiungendo esperienze al proprio CV.

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Gregorio Moretti
Sono nato nel 1980, laureato in Teorie della Comunicazione, da oltre 20 anni mi occupo di persone nelle aziende

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