GreMo80
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smart workingUna spiaggia di sabbia finissima, il mare cristallino, l’ombra di una palma, cuffie e pc portatile. Chi non sognerebbe di avere questo quadro come proprio luogo di lavoro? Da un po’ di tempo per alcuni può essere realtà, grazie allo Smart Working! Certo, soltanto pochissimi riusciranno a lavorare dai Caraibi (ma poi siamo sicuri che sia interessante lavorare su una spiaggia, con gli altri che fanno il bagno e tu che devi “faticare”?...mah), ma la possibilità teorica esiste. Cerchiamo di capirne di più.

Le tipologie di Smart Working

Ogni lavoro è tradizionalmente caratterizzato da un tempo ed uno spazio nel quale viene eseguito. L’esempio più classico, è il turno in fabbrica, oppure l’ufficio scrivania e telefono nel quale passare le otto ore prima di timbrare il cartellino (se non li hai mai visti ti consiglio i film di Fantozzi per farti un’idea). Oggi la situazione è molto diversa ed esistono professioni che devono svolgersi in un determinato luogo (le fabbriche certo, ma pensate al pilota di aereo, al macchinista, al fabbro). Molte altre però possono essere svolte in qualsiasi luogo, grazie a strumenti come Zoom, Teams, G-meet. In questi casi non importa dove tu sia, ma soltanto che tu riesca a connetterti per dialogare con i colleghi. Si chiama appunto Smart Working, perché è un modo di lavorare che si adatta in modo appunto “smart” alle esigenze della persona e dell’organizzazione.

Andando a vedere nel dettaglio non esiste un’unica modalità per fare Smart Working, ma ogni azienda può definire delle regole:

  • chi consente di fare Smart Working sempre, senza mai andare presso una sede (si chiama full remote e dopo una “moda” post-covid sono sempre meno le aziende che lo concedono)
  • chi consente di fare modalità ibrida, alcuni giorni in Smart ed altri in ufficio, fissando il numero di giorni (es: 2 a settimana) e richiedendo una pianificazione delle giornate
  • chi obbliga a fare Smart da luoghi definiti e dichiarati in anticipo (es: la propria abitazione), oppure chi lascia libera la persona di decidere da dove lavorare (anche una spiaggia appunto), purchè garantisca di essere connesso e potersi “concentrare”
  • chi fissa degli orari stabiliti per effettuare il lavoro in Smart e chi invece lascia flessibilità di decisione alla persona (in tal caso si parla anche di “Agile Working”)
  • In base a che cosa viene deciso un approccio rispetto ad un altro? Molto dipende dal tipo di lavoro svolto dall’azienda. Però attenzione, le regole non possono essere improvvisate, ma devono essere sempre concordate in un regolamento che garantisca diritti e doveri dell’azienda e della persona.

    Smart Working, non tutto rose e fiori

    Ma alla fine, è bello questo Smart Working? E’ cool lavorare da una spiaggia? Beh forse sì, a tutti piace sentirsi liberi ed indipendenti… ma ci sono dei limiti. Se lo Smart Working è prolungato rischia di far sentire soli, di “alienarti”. Può indurre ansia e paura di essere esclusi (tutti fenomeni che si sono verificati post-Covid, quando quasi tutti sono stati costretti a lavorare da casa per tanto tempo). Frequentare i colleghi, gli uffici, “toccare con mano” l’appartenenza alla propria azienda ha spesso un valore emotivo e motivazionale importante, che possono valere il “sacrificio” di lasciare, ogni tanto, la propria spiaggia.

    Se hai una parola che ti interessa approfondire scrivimi a redazione@skuola.net

    Gregorio Moretti
    Sono nato nel 1980, laureato in Teorie della Comunicazione, da oltre 20 anni mi occupo di persone nelle aziende

    Data pubblicazione 29 Marzo 2023, Ore 16:14 Data aggiornamento 29 Marzo 2023, Ore 16:27
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