
Essere un fumettista? Non significa solo saper disegnare. Vuol dire raccontare storie, sviluppare personaggi, costruire un universo narrativo e visivo che sappia catturare il lettore. Il talento, certo, è importante, ma non è sufficiente.
Per arrivare alla meta servono costanza, autodisciplina e tanta, tanta pazienza. Ma se è quello che davvero vorresti fare nella vita allora perché non provarci?
Partiamo allora dalle basi: come si diventa fumettisti? Ce lo ha spiegato Giacomo Bevilacqua, autore di "A Panda Piace" nel corso della nuova puntata del videopodcast YouTube ‘Come si diventa…’.
Il ‘papà’ del panda più famoso dei fumetti ci ha illustrato quali sono le doti di un aspirante fumettista e quali sono gli step da seguire per diventarlo: resta qui con noi perché oggi scoprirai tutto su uno dei mestieri più affascinanti di sempre, attraverso i consigli di chi ha trasformato il proprio sogno di bambino in un vero e proprio lavoro.
Indice
L'inizio dell’avventura
L’avventura nel mondo del fumetto di Giacomo Bevilacqua è partita da una semplice passione, che lo ha portato in breve tempo a diventare uno degli autori più conosciuti in Italia.
Ma quando è iniziata? "Ho capito di voler fare il fumettista a cinque anni", esordisce. Forse perché tra le mura di casa ha sempre ‘respirato’ l’arte delle strip.
Suo padre, infatti, era appassionato di fumetti e questo senza dubbio ha influenzato la crescita di Giacomo: "Per me la dimensione della lettura era quella del fumetto, la dimensione della fantasia era quella del fumetto".
E tutto iniziò quando un bel giorno decise di mettersi all’opera, prendendo foglio e matita. Bevilacqua non disegnava immagini statiche, ma sequenze in movimento. Da dove è partito? "Disegnavo Sonic che correva, poi Sonic che saltava un burrone".
Le qualità per riuscire
Ma è quando ci si immerge nel mondo del lavoro che le carte in tavola cambiano. A quel punto, spiega Bevilacqua, talento e passione non bastano più. Servono "perseveranza e disciplina" perché "non esistono scorciatoie", afferma deciso.
Unendo questi puntini, le probabilità di riuscita sono alte, anche perché il fumetto è uno dei pochi ambiti ancora meritocratici: "Se sai raccontare storie, se sai disegnare e piace al pubblico, vendi".
Ma bisogna anche avere una grande autodisciplina: "Se vuoi che diventi un lavoro con cui pagare l'affitto, senza disciplina non finisci quello che inizi". E il momento più difficile arriva proprio a metà di un progetto: "Serve quella spinta per arrivare alla fine, è una cosa difficilissima".
Dai primi passi al successo di “A Panda Piace”
Bevilacqua ha iniziato professionalmente a 21 anni lavorando per "Skorpio" e "Lanciostory", due riviste di fumetti: "Facevo il tappabuchi, disegnavo 30-40 pagine al mese, spesso in tempi strettissimi".
La qualità inizialmente non era il massimo, ma la velocità e l'affidabilità gli hanno permesso di continuare a lavorare: "A volte mi chiamavano con tre giorni di preavviso per riempire un buco da dieci pagine. Io le facevo, magari non dormivo, ma consegnavo".
Poi nel 2008 arriva "A Panda Piace", il progetto che ha segnato una svolta nella sua carriera: "Mi ha permesso di farmi conoscere e di creare qualcosa di mio".
Ciò è stato possibile solo grazie alla volontà di mettersi in gioco, migliorando costantemente: "Se fai le mani in un certo modo e sono sbagliate, senza fermarti a studiare, continuerai a sbagliarle. Non esistono scorciatoie".
La potenza del fumetto sul cervello
L’autore sottolinea un aspetto affascinante del fumetto: "Il fumetto è l'unico medium che ti obbliga a creare mentalmente ciò che accade tra una vignetta e l'altra".
Ad esempio, se in una vignetta Naruto (protagonista di un manga giapponese, ndr) prende un kunai e nella successiva un avversario viene colpito, il lettore deve immaginare tutto il movimento intermedio: "Il tuo cervello ha creato il percorso neuronale che collega quelle due immagini, rafforzando la tua intelligenza e capacità di pensiero critico", spiega.
Questa capacità di immaginare ciò che non viene mostrato direttamente è quello che rende il fumetto unico: "Nel momento in cui leggi un fumetto, crei percorsi neuronali che altri media, come i videogiochi o i film, non ti permettono di sviluppare nello stesso modo".
La sfida più grande
Fin qui, la via del fumettista potrebbe sembrare una strada in discesa ma, a bene vedere, risulta tutto il contrario.
La mente di un creativo è un'arma a doppio taglio: "Sei sempre dentro la tua testa e inizi a credere a tutto quello che ti dice, anche quando ti racconta cose sbagliate". Il rischio è isolarsi, perdere il contatto con la realtà, con la sensazione di non riuscire mai ad essere felice saldamente ancorata alla propria mente.
Lui stesso rivela: “L'ostacolo più grande sono sempre stato io. Oggi ho imparato a riconoscere i momenti belli, mentre prima li rincorrevo senza vederli".
Gli step fondamentali per emergere
Ma, arrivando al punto, quali sono gli step fondamentali per emergere in questo ambiente? Partiamo da quella che può sembrare una banalità ma che, evidentemente, non lo è.
Perché in un mondo in cui in molti si convincono di potere fare tutto, magari anche servendosi della tecnologia come scorciatoia, bisogna rimettere la Chiesa al centro del villaggio.
Secondo Bevilacqua, dunque, per diventare fumettisti bisogna prima di tutto amare il fumetto: ergo, “non puoi fare fumetti se non hai letto fumetti". Non è una carriera che si può intraprendere alla cieca.
Non a caso, il fumettista racconta di aver visto sceneggiature scritte da artisti provenienti da altri settori che non comprendevano la necessità di suddividere le azioni in più vignette. Ma il motivo è semplice: "Se un personaggio fa due azioni, servono due vignette. Non è un film".
Anche il rapporto con le case editrici è fondamentale: "Oggi è più facile farsi notare portando un portfolio stampato a una fiera, piuttosto che cercare di attirare l’attenzione taggando autori o editori sui social". La professionalità è quindi essenziale: "Se sparisci senza consegnare, nessuna casa editrice vorrà lavorare con te in futuro".
Il consiglio definitivo
In finale: come si diventa fumettisti? “Facendo fumetti", afferma senza esitazione. Il cervello ha una capacità straordinaria chiamata neuroplasticità: "Più fai una cosa, più diventa facile".
E questo vale per il disegno come per qualsiasi altra disciplina creativa. "Leggere fumetti, disegnare ogni giorno, capire il linguaggio del fumetto: è così che si diventa fumettisti". Non ci sono segreti, solo passione, studio e tanta, tanta pratica.