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La tendenza autodistruttiva è dunque immanente per Freud all’esistenza umana stessa: la coazione a ripetere (anche nel caso di azioni dolorose e che causano sofferenza) è il meccanismo psichico che si attiva in questi casi, e che mira a scaricare completamente la tensione alla dissoluzione, mediante un’estinzione del soggetto nel mondo inorganico. La teoria strutturale che Freud elabora in questi anni sviluppa allora la suddivisione del mondo interiore prospettata nella prima topica; ora Freud riflette su “tre diverse instanze intrapsichiche”, e cioè Es, Io e Super-io. Il primo, che risponde esclusivamente al principio di piacere, è la fonte dell’energia del sistema-uomo, dove nascono le due pulsioni di vita e di morte; l’Es è del tutto amorale e priva del principio di non-contraddizione. Il Super-io funziona al contrario come istanza della morale e condensazione delle proibizioni socio-culturali che abbiamo introiettato, mentre l’Io è il punto di precario equilibrio del sistema. Esso si adegua al“principio di realtà”, rinviando e procrastinando la gratificazione in base alle esigenze e alle pressioni del mondo in cui siamo inseriti e con cui siamo in relazione. La “seconda topica” descrive i rapporti tra queste tre realtà, mostrando come l’equilibrio precario della nostra vita interiore ed esteriore sia dunque lo sfogo di qualcosa che noi non potremo mai comprendere e dominare del tutto.
Nell’ultima parte della sua vita Freud, estendendo il proprio modello filosofico oltre le necessità della cura psicoanalitica, fornisce allora un quadro interpretativo dei fenomeni umani (per cui - come sostenuto ne L’avvenire di un’illusione del 1927 - la religione sarebbe l’appagamento di un desiderio infantile di protezione). La civiltà umana, analizzata ne Il disagio della civiltà del 1929, è allora frutto di una sublimazione (processo per cui spostiamo su un altro oggetto la pulsione per qualcosa che ci sfugge), cui si ricollega l’insoddisfazione latente della nostra esistenza. E la sofferenza che la civiltà - pur necessaria, come una sorta di “male minore” - impone all’uomo è il prezzo da pagare per garantirsi protezione dal mondo di natura e regolazione dei rapporti interpersonali.
Sigmund Freud (1856-1939), dopo i primi studi su ipnosi e sessualità,
Al di là del
approfondisce il proprio sistema concettuale in opere come
principio di piacere eL’Io e l’Es
(1920) (1923). In queste due opere, lo
psicoanalista e filosofo ritorna sul concetto di libido (ovvero, l’energia
psichica di natura sessuale) e vi aggiunge quello dipulsione, cioè
il “costituente psichico” che governa e regola la nostra eccitazione
psichica, attività per mezzo della quale riusciamo a far cessare lo stato
di tensione che ci agita. Se inizialmente Freud teorizza un’antitesi tra
pulsioni sessuali e pulsioni di autoconservazione, ma in seguito
riconduce le seconde all’ambito libidico, contrapposto - in una logica
dualistica - in quanto “pulsioni di vita” alle “pulsioni di morte”,
simbolizzate da Eros e Thanatos.
La tendenza autodistruttiva è dunque immanente per Freud
all’esistenza umana stessa: la coazione a ripetere (anche nel caso di
azioni dolorose e che causano sofferenza) è il meccanismo psichico
che si attiva in questi casi, e che mira a scaricare completamente la
tensione alla dissoluzione, mediante un’estinzione del soggetto nel
mondo inorganico. La teoria strutturale che Freud elabora in questi
anni sviluppa allora la suddivisione del mondo interiore prospettata
nella prima topica; ora Freud riflette su “tre diverse instanze
intrapsichiche”, e cioè Es, Io e Super-io. Il primo, che risponde
esclusivamente al principio di piacere, è la fonte dell’energia del
sistema-uomo, dove nascono le due pulsioni di vita e di morte; l’Es è
del tutto amorale e priva del principio di non-contraddizione. Il Super-
io funziona al contrario come istanza della morale e condensazione
delle proibizioni socio-culturali che abbiamo introiettato, mentre l’Io è
il punto di precario equilibrio del sistema. Esso si adegua al“principio
di realtà”, rinviando e procrastinando la gratificazione in base alle
esigenze e alle pressioni del mondo in cui siamo inseriti e con cui
siamo in relazione. La “seconda topica” descrive i rapporti tra queste
tre realtà, mostrando come l’equilibrio precario della nostra vita
interiore ed esteriore sia dunque lo sfogo di qualcosa che noi non
potremo mai comprendere e dominare del tutto.
Nell’ultima parte della sua vita Freud, estendendo il proprio modello
filosofico oltre le necessità della cura psicoanalitica, fornisce allora un