Anteprima
Vedrai una selezione di 1 pagina su 1
Confronto Pasolini-Calvino Pag. 1
1 su 1
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
In questo appunto di italiano viene effettuato un confronto tra i pensieri letterari di Pier Paolo Pasolini e di Italo Calvino, riscontrando le differenze nell'ambito del loro pensiero.

Poetica di Pier Paolo Pasolini


Pier Paolo Pasolini si avvicina all’Ermetismo e a quella che lui definisce la “venerazione della poesia”, un vero e proprio valore assoluto. La sua poesia, in questa fase, vede l’uso del dialetto friulano per evocare un mondo originario, incontaminato, un pacifico stato di natura, un Eden mitico che corrisponde alla sua giovinezza. Forte, in tal senso, è l’influenza dei Simbolisti.

vita ed opere di Pier Paolo Pasolini

Questa amenità, però, non è del tutto incorrotta perché è altrettanto intenso in egli stesso il senso di colpa decadente ed irrazionale nel suo slancio sensuale e passionale. Nonostante la sua formazione cattolica, infatti, ha sempre portato su di sé la “diversità”, come all’epoca veniva concepita, dell’omosessualità, quasi vantandosene ma allo stesso tempo martorizzandosi.
Trova, allora, un certo sfogo nell’impegno civile e nell’abbraccio del marxismo, concepito come spinta all’attivismo in un umanesimo generale. Tutto ciò sfocia nella narrativa dalle forti tinte decadenti da una parte, vitalistiche dall’altra per parlare del tema del populismo, una negazione dei valori della borghesia.
In questo caso usa il dialetto romanesco per due motivi: mostrare la sua erudizione e appagare l’impulso di immergersi completamente in una realtà tanto controversa. Durante gli anni Settanta c’è una svolta legata alla consapevolezza che nella società neocapitalistica non ha più senso il lavoro dell’intellettuale e della letteratura. Per tale ragione i suoi sforzi saranno tutti canalizzati verso il cinema e il teatro rendendo l’aulicismo della poesia tradizionale comica e prosaica.

Poetica di Italo Calvino


Italo Calvino inizia a scrivere con una certa tendenza Neorealista per il bisogno di trasmettere l’esperienza collettiva degli anni postbellici, ritenuti fondamentali per ricostruire una nazione più giusta e unita, pur manifestandosi riserve e timori da parte dell’ autore. Non si celebra, però, la Resistenza in sé bensì la forza storica attiva creata da coloro che combattono per “un’elementare spinta di riscatto umano”. Questo sarà il cardine di tutta la letteratura calviniana: la sua indipendenza. Basti pensare che la lotta partigiana è una fiaba raccontata da un bambino. Questa tendenza al fantastico si rafforza negli anni Cinquanta puntando sull’allegoria per trattare il tema del doppio e la dicotomia dell’essere umano, essenziale per la scoperta di sé stessi così come allo stesso tempo può far perdere i legami con la concretezza della vita. Calvino, infatti, sulla base dell’Illuminismo comprende i limiti della logica e della razionalità di fronte ad un mondo sfuggente e ambiguo eppure in lui è sempre viva la fiamma della fiducia nell’uomo che possa rendere migliore il mondo. Ciò lo si vede nelle strutture sintattiche cristalline, essenziali oltre a un punto di vista straniante e velature comiche.
Nonostante questo approccio, Italo Calvino è sempre stato attento ai problemi della modernità industriale come il boom delle costruzioni o la difficoltà dell’intellettuale nel trovare un posto in questa nuova realtà ma ancora una volta in lui è salda l’idea che la letteratura debba essere “una sfida al labirinto” del reale. Per fare ciò occorre abbandonare tutti gli schemi tradizionali del racconto perché non corrispondono più alla modernità tecnologica e multimediale che contemporaneamente cela i misteri dell’esistenza. Si dovrà, infatti, “dire che si racconta” e non “raccontare” quando si scrive. Inoltre la sintassi così come la lingua sono concepiti come elementi che si possono smontare e rimontare, alludendo alla loro precarietà. Di conseguenza, il molteplice si è ridotto all’unità ma non esclude la molteplicità.

vita e opere di Italo Calvino

Confronto


Una prima differenza tra Pasolini e Calvino sta nella concezione dell’intellettuale: se il primo rinuncia ad inserirsi nella struttura sociale letterariamente, il secondo, comprendendo concordemente al coetaneo che la realtà stessa è tutto un inferno, sostiene che l’intellettuale deve leggere approfonditamente questa situazione, trovare ciò che è degno di perdurare e preservarlo.
Una seconda discrepanza sta nell’esposizione delle proprie idee: Calvino cerca di rassicurare e divertire il lettore attraverso il fantastico, non gli importa se l’allegoria non viene capita perché non vuole esporre direttamente ciò che pensa e vuole nascondere il travaglio interiore. Pasolini dichiara orgogliosamente “lo stile sono io”, confessa le sue passioni e le sue angosce, non si sottrae al pubblico anzi si relaziona con esso toccando l’eccesso dell’amore e dell’odio mostrando le loro ipocrisie nel suo sacrificio di intellettuale. Ciò si riversa sullo stile: Calvino difende la pragmaticità, la concretezza, l’efficienza della lingua italiana mentre Pier Paolo Pasolini tutela “l’espressività letteraria” contro un linguaggio troppo tecnico in modo da potersi esprimere passionalmente, ideologicamente. I due autori prendono anche le distanze sul concetto di borghesia: Pasolini crede non esista più perché ora prevale un solo stile di vita e di pensiero a causa della modernità che ha distrutto la tradizione mentre Calvino legge la realtà come una continua lotta di classe tra oppressori e oppressi.
Dettagli
Publisher
1 pagine
32 download