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Sintesi

Le proprietà fisiche del terreno



Le caratteristiche fisiche del suolo


La conoscenza delle proprietà fisiche del terreno non è indispensabile per il giardinaggio o per la coltivazione di un orto familiare, ma la comprensione dei meccanismi alla base della crescita delle piante e dell’agricoltura può comunque essere utile ed interessante.

La tessitura


Con il termine tessitura o granulometria o grana o composizione granulometrica si intende la composizione della parte solida del terreno espressa come percentuale in peso delle particelle elementari che lo compongono.

Queste particelle elementari vengono classificate in base al diametro in scheletro, sabbia, limo e argilla.

Una delle classificazioni più usate è quella del dipartimento di agricoltura degli Stati Uniti (USDA), che divide le particelle costituenti il terreno nelle seguenti classi:

  1. Scheletro: particelle con diametro superiore a 2 mm

  2. Sabbia: particelle con diametro compreso tra 50 micron e 2 mm

  3. Limo: particelle con diametro tra 2 e 50 micron

  4. Argilla: particelle con diametro inferiore a 2 micron



Nei laboratori di analisi chimico agrarie può essere effettuata l’analisi granulometrica, che stabilisce come si distribuiscono percentualmente le particelle del terreno nelle varie classi sopracitate.
L’analisi viene fatta eliminando lo scheletro, la cui percentuale viene espressa a parte. Ad esempio potremo avere un terreno con il 13% di argilla, il 70% di sabbia e il 17% di limo.
In base a questi risultati i terreni agrari possono essere classificati in tipologie, avvalendosi del triangolo granulometrico, uno schema che permette di conoscere a quale classe granulometrica il nostro terreno appartiene.
Per usarlo è sufficiente conoscere i valori di sabbia, limo e argilla e vedere dove le rispettive linee si incrociano sul nostro triangolo.

Triangolo granulometrico


Vediamo ora le principali caratteristiche dei terreni in base alla tessitura.
Per semplificare i terreni verranno suddivisi in sabbiosi, limosi e argillosi; in realtà come si può vedere dal triangolo granulometrico, la classificazione è più complessa con un gradiente da una tipologia di terreno all’altra (sabbioso – limoso, argilloso – sabbioso, ecc...).

Terreni sabbiosi


La sabbia del terreno è generalmente inerte e partecipa solo debolmente alle attività chimiche che si svolgono nel suolo. Generalmente, se la percentuale di sabbia supera il 50 – 60% il terreno viene definito sabbioso o leggero o sciolto.
I terreni sabbiosi sono caratterizzati da porosità molto elevata e scolano via facilmente l’acqua. Sono ben arieggiati e non presentano problemi di ristagno idrico.
Sono in genere poveri di elementi nutritivi e di sostanza organica e l’acqua non viene trattenuta; in questi terreni le lavorazioni sono molto facili perché le particelle sono incoerenti tra loro e non si attaccano agli attrezzi da lavoro.
Da un punto di vista agricolo sono terreni facilmente lavorabili ma che vanno incontro a carenze idriche (perché trattengono poco l’acqua) e di elementi nutritivi.
Sono indicati per l’orticoltura da reddito, in aziende intensive, con molte colture che si susseguono velocemente e sono molto controllate dal punto di vista nutrizionale ed idrico.

Terreni limosi


I terreni limosi (con più dell’80% di limo) tendono, in genere, a formare una crosta superficiale e a crepacciarsi. Quando sono secchi formano facilmente polvere e quando sono bagnati diventano fangosi.
Sono generalmente poveri di elementi nutritivi e non sono facili da coltivare. Non aderiscono agli attrezzi da lavoro ma sono molto plastici. I ristagni idrici sono frequenti e non sono facili da irrigare. Con buone concimazioni organiche e una gestione molto attenta possono comunque dare buone produzioni.

Terreni argillosi


I terreni con più del 40% di argilla vengono definiti argillosi o pesanti o colloidali o tenaci.
Sono generalmente ben dotati di elementi nutritivi, trattengono bene l’acqua e resistono alla penetrazione degli attrezzi da lavoro. Se umidi presentano zolle plastiche e modellabili; possono crepacciarsi e compattarsi molto duramente se secchi. In Italia i terreni argillosi sono molto diffusi.
In virtù della loro tenacità possono essere difficili da coltivare, in quanto possono diventare impermeabili e poveri di ossigeno, ma con le tecniche adeguate possono dare ottime produzioni ed essere impiegati proficuamente in agricoltura.

Terreni di medio impasto


I terreni di medio impasto o terreni franchi rappresentano l’ideale in agricoltura. Le tre componenti (sabbia, limo e argilla) sono presenti in rapporti perfetti per la coltivazione e la crescita delle specie agrarie. Questi terreni contengono dal 35 al 55% di sabbia, dal 25 al 45% di limo e dal 10 al 25% di argilla ed una percentuale trascurabile di scheletro (inferiore al 5%).

Terreni ricchi di scheletro


Come detto in precedenza lo scheletro viene eliminato per effettuare l’analisi che determinare il gruppo di appartenenza del nostro terreno. Se però è abbondante (superiore al 20%) è opportuno tenerlo in considerazione. In genere lo scheletro non apporta un contributo positivo alla fertilità del terreno e se presente in quantità eccessiva può addirittura impedire la coltivazione di un terreno. Esistono operazioni di spietramento che permettono di allontanare parte dello scheletro di un terreno ma in genere questi terreni sono da evitare per l’agricoltura da reddito ma possono essere sfruttati come terreni marginali per specie particolarmente rustiche e poco esigenti.

La struttura


Quando osserviamo un terreno vediamo che le particelle che lo compongono possono essere singole, come granelli di sabbia, o legate tra loro a formare zolle.
La struttura indica come le particelle di terreno si aggregano tra loro.
La struttura non è facile da distinguere a occhio nudo, ma diventa più evidente se il terreno è secco. Le differenze tra le classi strutturali sono spesso sottili e non nette. Vediamo comunque, a titolo informativo, una delle principali classificazioni della struttura di un terreno.

Struttura a particelle singole


In questi terreni le particelle non si aggregano tra loro e rimangono incoerenti. Tipica dei terreni sabbiosi, può trovarsi anche in terreni ricchi di argilla e poveri di sostanza organica (situazione comunque rara). In quest’ultimo caso le particelle singole tendono a compattarsi e formare uno strato compatto.

Struttura concrezionata


E’ simile alla compattazione descritta precedentemente ma causata dall’aggregazione di concrezioni di particelle, che formano una crosta superficiale molto dura che impedisce l’emergenza delle piantine.

Struttura grumosa


Anche chiamata glomerulare è costituita da aggregati detti grumi o glomeruli, porosi e in grado di trattenere bene l’umidità. Questi aggregati non hanno la tendenza a compattarsi tra di loro ed è la struttura tipica dei terreni di medio impasto, ideale per l’agricoltura.

Struttura granulare


E’ tipica dei terreni argillosi, costituita da aggregati di forma tondeggiante o poliedrica. Molto indicata per l’agricoltura
Struttura di disgregazione
E’ formata da aggregati di forma poliedrica, prismatica o lamellare che derivano dalla disgregazione di zolle più grandi operata dalle lavorazioni del terreno e dall’azione degli agenti atmosferici.

La porosità


Per porosità di un terreno si intende la percentuale di terreno non occupata da materiale solido ma da aria o acqua. E’ quindi la percentuale degli spazi “vuoti”, dei pori tra le particelle di terreno.
Si distingue in:

  1. Microporosità: costituita da micropori di diametro inferiore a 25 micrometri, in genere occupati da acqua

  2. Macroporosità: costituita da macropori di diametro superiore a 25 micrometri, in generi occupati da aria


Idealmente, la porosità di un terreno agrario dovrebbe essere formata per il 50% da micropori e per il 50% da macropori.
Una porosità equilibrata infatti garantisce una buona capacità del terreno di trattenere l’acqua e al tempo stesso limita i problemi di ristagno idrico garantendo una buona areazione del suolo e favorendo un ambiente idoneo per le radici delle piante.
Estratto del documento

LE PROPRIETÀ FISICHE DEL TERRENO

Le caratteristiche fisiche del suolo

La conoscenza delle proprietà fisiche del terreno non è indispensabile per il giardinaggio o per la

coltivazione di un orto familiare, ma la comprensione dei meccanismi alla base della crescita delle

piante e dell’agricoltura può comunque essere utile ed interessante.

LA TESSITURA

Con il termine tessitura o granulometria o grana o composizione granulometrica si intende la

composizione della parte solida del terreno espressa come percentuale in peso delle

particelle elementari che lo compongono.

Queste particelle elementari vengono classificate in base al diametro in scheletro, sabbia, limo e

argilla.

Una delle classificazioni più usate è quella del dipartimento di agricoltura degli Stati Uniti (USDA),

che divide le particelle costituenti il terreno nelle seguenti classi;

Scheletro: particelle con diametro superiore a 2 mm

 Sabbia: particelle con diametro compreso tra 50 micron e 2 mm

 Limo: particelle con diametro tra 2 e 50 micron

 Argilla: particelle con diametro inferiore a 2 micron

Nei laboratori di analisi chimico agrarie può essere effettuata l’analisi granulometrica, che

stabilisce come si distribuiscono percentualmente le particelle del terreno nelle varie classi

sopracitate.

L’analisi viene fatta eliminando lo scheletro, la cui percentuale viene espressa a parte. Ad esempio

potremo avere un terreno con il 13% di argilla, il 70% di sabbia e il 17% di limo.

In base a questi risultati i terreni agrari possono essere classificati in tipologie, avvalendosi del

triangolo granulometrico, uno schema che permette di conoscere a quale classe granulometrica il

nostro terreno appartiene.

Per usarlo è sufficiente conoscere i valori di sabbia, limo e argilla e vedere dove le rispettive linee

si incrociano sul nostro triangolo. Triangolo granulometrico

Vediamo ora le principali caratteristiche dei terreni in base alla tessitura.

Per semplificare i terreni verranno suddivisi in sabbiosi, limosi e argillosi; in realtà come si può

vedere dal triangolo granulometrico, la classificazione è più complessa con un gradiente da una

tipologia di terreno all’altra (sabbioso – limoso, argilloso – sabbioso, etc).

Terreni sabbiosi

La sabbia del terreno è generalmente inerte e partecipa solo debolmente alle attività chimiche che

si svolgono nel suolo. Generalmente, se la percentuale di sabbia supera il 50 – 60% il terreno

viene definito sabbioso o leggero o sciolto.

I terreni sabbiosi sono caratterizzati da porosità molto elevata e scolano via facilmente l’acqua.

Sono ben arieggiati e non presentano problemi di ristagno idrico.

Sono in genere poveri di elementi nutritivi e di sostanza organica e l’acqua non viene trattenuta; in

questi terreni le lavorazioni sono molto facili perché le particelle sono incoerenti tra loro e non si

attaccano agli attrezzi da lavoro.

Da un punto di vista agricolo sono terreni facilmente lavorabili ma che vanno incontro a carenze

idriche (perché trattengono poco l’acqua) e di elementi nutritivi.

Sono indicati per l’orticoltura da reddito, in aziende intensive, con molte colture che si susseguono

velocemente e sono molto controllate dal punto di vista nutrizionale ed idrico.

Terreni limosi

I terreni limosi (con più dell’80% di limo) tendono, in genere, a formare una crosta superficiale e a

crepacciarsi. Quando sono secchi formano facilmente polvere e quando sono bagnati diventano

fangosi.

Sono generalmente poveri di elementi nutritivi e non sono facili da coltivare. Non aderiscono agli

attrezzi da lavoro ma sono molto plastici. I ristagni idrici sono frequenti e non sono facili da irrigare.

Con buone concimazioni organiche e una gestione molto attenta possono comunque dare buone

produzioni.

Terreni argillosi

I terreni con più del 40% di argilla vengono definiti argillosi o pesanti o colloidali o tenaci.

Sono generalmente ben dotati di elementi nutritivi, trattengono bene l’acqua e resistono alla

penetrazione degli attrezzi da lavoro. Se umidi presentano zolle plastiche e modellabili; possono

crepacciarsi e compattarsi molto duramente se secchi. In Italia i terreni argillosi sono molto diffusi.

In virtù della loro tenacità possono essere difficili da coltivare, in quanto possono diventare

impermeabili e poveri di ossigeno, ma con le tecniche adeguate possono dare ottime produzioni ed

essere impiegati proficuamente in agricoltura.

Terreni di medio impasto

I terreni di medio impasto o terreni franchi rappresentano l’ideale in agricoltura. Le tre componenti

(sabbia, limo e argilla) sono presenti in rapporti perfetti per la coltivazione e la crescita delle specie

agrarie. Questi terreni contengono dal 35 al 55% di sabbia, dal 25 al 45% di limo e dal 10 al 25% di

argilla ed una percentuale trascurabile di scheletro (inferiore al 5%).

Terreni ricchi di scheletro

Come detto in precedenza lo scheletro viene eliminato per effettuare l’analisi che determinare il

gruppo di appartenenza del nostro terreno. Se però è abbondante (superiore al 20%) è opportuno

tenerlo in considerazione. In genere lo scheletro non apporta un contributo positivo alla fertilità del

terreno e se presente in quantità eccessiva può addirittura impedire la coltivazione di un terreno.

Esistono operazioni di spietramento che permettono di allontanare parte dello scheletro di un

terreno ma in genere questi terreni sono da evitare per l’agricoltura da reddito ma possono essere

sfruttati come terreni marginali per specie particolarmente rustiche e poco esigenti.

LA STRUTTURA

Quando osserviamo un terreno vediamo che le particelle che lo compongono possono essere

singole, come granelli di sabbia, o legate tra loro a formare zolle.

La struttura indica come le particelle di terreno si aggregano tra loro.

La struttura non è facile da distinguere a occhio nudo, ma diventa più evidente se il terreno è

secco. Le differenze tra le classi strutturali sono spesso sottili e non nette. Vediamo comunque, a

titolo informativo, una delle principali classificazioni della struttura di un terreno.

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