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7. RELAZIONE EDUCATIVA E RELAZIONE D'AIUTO
7.1 Non una qualsiasi relazione
La qualità dell'intervento che l'educatore mette in atto nell'operare è determinata dall'azione di preparazione e dai mezzi che utilizza. Per essere un professionista deve possedere competenze teoriche e pratiche da utilizzare in situazioni ben precise in cui si attua la relazione educativa che richiede l'intenzionalità formativa verso l'educando. La differenza tra una semplice relazione e una relazione educativa è data dall'intenzionalità o meno dell'educatore che opera all'interno di una relazione. La relazione educativa è l'insieme dei rapporti sociali che si stabiliscono per andare verso gli obiettivi educativi in una data struttura istituzionale, i rapporti devono possedere delle caratteristiche cognitive e affettive identificabili. La relazione educativa si può realizzare nelle svariate situazioni.
istituzionali: dai gruppi-appartamento ai centri di socializzazione. In un ciascun contesto l'educatore incontra in relazione con l'educando e ciò è l'oggetto della pedagogia. Dalle diverse finalità nella relazione educativa derivano le differenze di ruolo e i compiti assegnati ai due attori. Il compito dell'educatore è quello di condurre l'educando in un rapporto di equilibrio tra lo spirito di iniziativa che il soggetto esprime e la consapevole accettazione del controllo che all'interno di un processo educativo si attua. Per raggiungere gli obiettivi è fondamentale il soggetto abbia una buona fiducia in se stesso e nelle proprie capacità e che arrivi a scoprire i propri punti di forza. In ambito extrascolastico l'educatore deve possedere le competenze relazionali. Il lavoro con soggetti in situazione di disagio è molto faticoso ed impegnativo da richiedere all'educatore di fronteggiare forti situazioni.emotive che lo possono mettere in difficoltà. È importante che l'educatore si sappia mettere in relazione oltre che con i bisogni dell'educando anche con i propri.7.2 Emozioni e paure
Le emozioni e le paure riguardano sia l'educatore che l'educando e si possono verificare contesti nei quali l'educatore è disponibile di prendere in considerazione l'emozione e le paure che sperimenta gli altri in cui le nega. Le emozioni che sperimenta l'educatore sono per lo più legate a problemi d'incertezza.
7.2.1. Paura delle critiche
Molti educatori temono le critiche dei soggetti con i quali operano. L'educatore deve essere consapevole dei propri limiti e che a volte le critiche che gli sono rivolte sono infondate. L'educatore può reagire in 2 modi: 1) mostrandosi troppo debole, 2) interpretando qualsiasi osservazione in chiave negativa come se fosse un attacco personale. La sua incapacità ad accettare le
critiche rende problematico e poco efficace il suo operato.
7.2.2. Paura dell'ostilità
Numerosi sono coloro che temono l'ostilità. Nei processi educativi in cui l'educando presenta problemi educativi speciali, la relazione educativa si connota per sensazioni di frustrazioni sia per l'educatore che per l'educando. La paura di situazioni di questo genere porta l'educatore a evitare di indurre coloro che entrano in rapporto con lui a confrontarsi con qualsiasi fatto spiacevole, purtroppo ciò non aiuta i soggetti a crescere. L'educatore che ha paura dalla rabbia cieca di allontanare da sé questo sentimento e di renderlo estraneo al rapporto educativo e facendo ciò rischia di restituirlo all'educando.
7.2.3. Paura di perdere il controllo
Una delle paure che possono cogliere l'educatore riguarda il perdere il controllo della situazione e ciò lo porta in un alternarsi di comportamenti punitivi o di eccessiva indulgenza.
L'educatore deve mostrare capacità di controllo delle proprie reazioni soprattutto con i soggetti problematici perché potrebbe dare origine a una escalation di comportamenti indesiderati.
Vi sono educatori che evitano rapporti affettuosi all'interno della relazione educativa per paura di non riuscire a padroneggiare gli impulsi sessuali.
I rapporti nella relazione educativa devono esulare da ogni coinvolgimento sessuale, ma ciò non deve portare l'educatore a mostrare freddezza di modalità relazionali perché ciò può togliere spontaneità a coloro che interagiscono con lui.
L'educatore non si fa coinvolgere nel contesto relazionale perché ha il timore di essere oppresso dai problemi degli utenti. Alcuni educatori temendo di non essere in grado di gestire situazioni problematiche evitano il contatto diretto dicendo che non c'è tempo sufficiente.
Se l'attività dell'educatore comporta contatti con problematiche di difficile gestione non è negandole che si opera in modo educativo. La conoscenza delle proprie emozioni può essere un buon inizio per comprendere quelle degli altri. La capacità di mettere in atto relazioni educative dipende dalla personalità dell'educatore e dalla capacità di introspezione che ha dei suoi limiti.7.3 Capacità relazionali
Molte sono le capacità relazionali che l'educatore deve possedere tra le quali: comunicare non solo in modo verbale ma anche con le azioni, pensare prima di agire, attendere i risultati del proprio operato, apprendere dall'esperienza per fare dei cambiamenti al nostro modo di agire, tollerare le frustrazioni, collaborare con i colleghi, mantenere il giudizio aperto ai cambiamenti. La premessa di ogni relazione educativa è porre la capacità di osservare e di ascoltare. Il saper ascoltare
l'efficacia dell'educatore nel suo lavoro. È importante che l'educatore sia sempre aperto all'apprendimento e alla crescita personale, in modo da poter offrire il meglio ai suoi studenti. La formazione continua permette di acquisire nuove competenze e conoscenze, di aggiornarsi sulle nuove metodologie e di affrontare le sfide che si presentano nel campo dell'educazione. Solo attraverso una formazione continua è possibile garantire un servizio di qualità e favorire lo sviluppo dei ragazzi.l'equilibrio personale dell’educatore che non sentendosi sostenuto nel proprio agire, l’impegno lavorativo lo vive nell'ottica deformante determinata dallo stress.7.4 Il significato del lavoro
Alcune persone vivono il lavoro come la strada per disporre di un stipendio, altri lo considerano il percorso offerto dalla società per permettere di raggiungere un più ampio livello di emancipazione, alcuni soggetti vedono nel lavoro il mezzo per acquistare potere. Elliott Jacques dice che il lavoro è l'occasione che porta l'uomo ad adattarsi all'ambiente nel quale vive e lo portano a riflettere su se stesso e a valutare le proprie capacità.
La teoria psicoanalitica corrisponde al profilo di un numero di individui che svolgono le professioni di aiuto. Le professioni di aiuto sono lavori che comporta un forte coinvolgimento emotivo dell'operatore che interagisce con soggetti che vivono situazioni di disagio e di sofferenza. Tra
leprofessioni di aiuto vi sono gli operatori dei servizi sociali, degli insegnanti sostengono e degli educatori professionali. Blandino dice che coloro che sono impegnati in attività connesse alla formazione, all'insegnamento e all'educazione si trovano a combattere una battaglia contro la distruttività e la morte. In ciascun individuo ci sono parti distruttive. La scelta educativa si configura come riparativa perché riesce ad affermare le spinte costruttive su quelle distruttive. L'insegnamento è un'attività riparatoria per eccellenza. Molti educatori hanno il desiderio di portare aiuto a chi è più emarginato. 7.5 Professionalità non professionismo Ogni professione deve essere vissuta con professionalità che non è sinonimo di professionismo. Andrea Canevaro dice che la sanità significa evitare il dilettantismo che si identifica con interventi approssimativi senza capire con qualeentità si ha a che fare. Professionalità significa guardare la realtà con il gusto dell'impegno e vivendo l'aiuto come un impegno che percorre tutta un'esistenza. Un intervistato dice quali sono le caratteristiche che deve possedere un educatore: è buono educatore chi riesce a mantenere una capacità critica anche nelle giornate più faticose, buono è chi ha separato l'idea che bontà significa disponibilità sempre e comunque, è importante l'attenzione per il proprio privato. Se ha dei momenti all'esterno che gli danno soddisfazione sarà per lui più facile affrontare l'aspetto lavorativo. Nell'intervistato professionalità è sinonimo di competenza coniugata con maturità personale. Il mestiere di educatore è difficile e richiede un livello d'integrazione di tutte le risorse della società. L'educatore deve stare attento a noncadere in deliri che lo portano a guidare la volontà dell'educando entro binari precostituiti e dovrà mantenere capacità critiche che gli permettano di valutare in modo distanziato i comportamenti che ha messo in atto. L'obiettivo di ogni educazione è il conseguimento del maggior grado di autonomia. Spesso il lavoro dell'educatore si attua in riferimento a un gruppo di soggetti e dovrà costruire contemporaneamente un rapporto personale con ogni soggetto.
7.6 L'aiuto difficile da accettare
Arrigo Chieregatti dice: si ritiene che un'azione di aiuto deve suscitare un'azione positiva. Ci si dimentica che chi ha bisogno di aiuto si trova in una situazione difficile e chi riceve si trovava in una condizione di inferiorità e che è più facile dare che ricevere. Chi diceva aiutano può avere come conseguenza minaccia rispetto alla propria autostima. Nell'azione dell'educatore rientra
L'azione di fare un dono nel suo operare attraverso il quale si può realizzare le potenzialità dell'educando. Nell'educatore deve essere presente l'impegno al massimo coinvolgimento possibile dell'altro.
8. LE TECNOLOGIE PER UNA DIDATTICA ORIENTATA ALL'INTEGRAZIONE
8.1 Tanti cambiamenti
Molti sono i cambiamenti avvenuti nella scuola negli ultimi 10-15 anni: maggiore autonomia co