
Una lettera indirizzata ai genitori dei suoi alunni di seconda liceo, in cui sottolinea la contrarietà allo svolgimento di un progetto di educazione sessuale. È chiara e netta la posizione che una professoressa di scienze di un liceo di Trento ha assunto, come riporta il ‘Trentino’, nei confronti dell'iniziativa approvata dal consiglio scolastico.
Il progetto
Obiettivo del consiglio scolastico è quello di promuovere il benessere, prima con se stessi e con gli altri e poi in coppia. Verranno fornite agli studenti le informazioni sui comportamenti e sulle loro conseguenze, incentivando così i ragazzi a tenere atteggiamenti maturi e responsabili. Nonostante lo scopo, però, la docente non sembra essere d’accordo come si evince leggendo già dalle prime righe la lettera. “Nella classe di vostro figlio, dove insegno scienze naturali, tra breve verrà proposto un corso di educazione sessuale. Ebbene questo sarà invece un corso d'addestramento sessuale che, frettolosamente ed in modo parziale, viene proposto a scuola. Un fatto che costituisce un'ingerenza inammissibile, una violenza inaccettabile”. Non basta quindi che il progetto, promosso dalla scuola, verrà gestito da psicologi e operatori sanitari come riportato nel sito. Ad essere coinvolti sono tutti gli insegnati: un progetto interdisciplinare che vede il supporto delle diverse discipline, ognuna con il compito di portare il proprio contributo.
Le motivazioni alla base del disappunto
La docente di scienze dovrebbe occuparsi di introdurre ai propri alunni elementi di anatomia e fisiologia degli apparati riproduttori. La richiesta di per sè non sembra avere dell’assurdo ma per la prof a quanto pare non è così. “Il corso dovrebbe essere neutrale. Ma, nel momento in cui si impone che, in vista dello stesso, la classe riceva una lezione sugli aspetti anatomici e fisiologici della riproduzione (nonostante ciò non c'entri nulla con la programmazione annuale dell'insegnamento di scienze naturali) è evidente quale approccio alla sessualità stiamo avallando e quale invece mostriamo di disprezzare. E questo avviene anche nel momento i cui si calpestano il pudore e la purezza, invitando i ragazzi a confrontarsi liberamente sulle proprie esperienze e aspettative sessuali”.
Problema di laicità?
La docente è convinta che “L’educazione sessuale dei figli spetta soltanto alla famiglia. L’educazione si realizza, gradualmente e pienamente, solo nella famiglia i cui il ragazzo è accolto, allevato ed amato”. Non sarebbe errato vedere dietro queste parole una sorta di obiezione di coscienza, soprattutto se ci si sofferma su un passaggio molto forte e deciso “Da una sessualità spogliata dalla componente procreativa scaturiscono la pornografia, la pedofilia, l’ideologia omosessualista, la promiscuità sessuale e l’ipersessualizzazione dell’infanzia e dell’intera società si realizza, gradualmente e pienamente, solo nella famiglia i cui il ragazzo è accolto, allevato ed amato”. La lettera quindi fa sorgere un problema di laicità e non solo che la docente attraverso le sue parole pone ai genitori, dovuto sembrerebbe alle proprie convinzioni religiose che, forse, dovrebbero rimanere fuori dalla scuola. Non resta che attendere la risposta da parte dei genitori degli alunni.
Manlio Grossi