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Sono cresciuti con lo smartphone in mano e stanno trasformando il modo di comunicare in tutto il mondo. Sono sempre in movimento, o per lo meno lo sono i loro polpastrelli sulla tastiera, e sono pronti a metterci la faccia…scattando un selfie: è più del 90% a usare abitualmente le chat, mentre ben il 60% cede spesso alla tentazione dell’autoscatto.

Ma stanno anche imparando a difendersi dai pericoli della rete. Sono i nati tra il 1996 e il 2010, i ragazzi della Generazione Z. Skuola.net insieme all’Università di Firenze ha delineato il loro identikit tramite un’indagine che ha coinvolto circa 5000 teenager ed è stata promossa da Generazioni Connesse, ovvero il Safer Internet Center italiano cofinanziato dalla Commissione Europea e coordinato dal Miur. I dati vengono diffusi il 9 Febbraio in occasione del Safer Internet Day, che rappresenta la giornata culmine della campagna informativa lanciata a partire dall’inizio dell’anno scolastico sui 7 #SuperErrori del web.

Generazione Z: connessi sempre e comunque

La Generazione Z è una generazione che di anno in anno passa sempre più tempo connessa. Rispetto alla medesima indagine svolta nel 2015, risulta duplicata la percentuale di ragazzi che sostengono di passare in rete più di 5 ore quotidianamente. Oggi, ben il 17% circa sostiene di connettersi tra le 5 e le 10 ore al giorno (considerando l’uso integrato di personal computer, tablet e cellulare), e una percentuale analoga si dichiara sempre connessa. Anche a scuola? Certamente, sostiene circa 1 su 5. Anche mentre si fanno i compiti? Sicuro, dice quasi il 30%. Tendenza alla mancanza di concentrazione o al multitasking? Quel che è certo è che il loro modo di vivere la rete è ben diverso rispetto a qualche anno fa.

Generazione Z: preferiscono social veloci e affidabili

In primo luogo, Facebook perde il suo primato: il social network che riscuote più successo è WhatsApp, usato quotidianamente da quasi il 90% degli intervistati, mentre il social di Zuckerberg arriva solo secondo (64 %), seguito a stretto giro da Instagram (61%) e Youtube (58%). La chat fulminea di Snapchat, che elimina i messaggi in pochi secondi, si sta imponendo come uno tra i mezzi di comunicazione più importanti tra questi giovani, superando di gran lunga il celebre Twitter. La usa ogni giorno ben il 28% degli studenti contro il 14% di Twitter. La logica è semplice: la Generazione Z sceglie piattaforme veloci e affidabili in termini di privacy, che confinano le informazioni in ambiti ristretti o evanescenti. Ma anche pensate e ideate più per la comunicazione diretta piuttosto che per la distribuzione dei contenuti.

A tutta chat

Questo perché i social vengono usati soprattutto come strumento di comunicazione: lo dice il 74% del campione. Così è quasi la totalità degli intervistati, più del 90%, a confessare di usare le chat abitualmente. Tra questi ci sono anche coloro che sviluppano una certa dipendenza: sono quelli a rischio vamping, che chattano anche di notte (6%) o quando sarebbe vietato, come a scuola (circa 1 su 4). La vecchia e cara telefonata, quindi, appare ormai dimenticata e, allo stesso modo, le gloriose bacheche dei social sembrano retaggio del passato. Ben 2 su 5, infatti, sostengono di non pubblicare quasi mai.

Più virale che personale

Quando si posta, per lo più si condivide materiale altrui, in particolare di “influencer”: quindi articoli di blog, immagini, video. Lo sostiene ben 1 ragazzo su 4. C’è poi un altro 10% che posta su notizie interessanti trovate online. La home dei social network assomiglia, quindi, sempre di più ad un magazine continuamente aggiornato su tendenze, fatti e cronache. E’ circa il 15% che posta su ciò che succede nella propria vita quotidiana, ma è solo una sparuta minoranza che nei post parla di sé stesso: solo il 9%. La Generazione Z è quindi sempre più "virale" che personale. A tutto questo c’è però un’eccezione: le fotografie, tra cui troneggia il selfie, vero protagonista dei social della Generazione Z. L’espansione di Instagram è probabilmente collegata alla passione per l’autoscatto: quasi il 60% ne pubblica, in particolare di gruppo. E’ solo la minoranza, circa 1 su 4, a non amare la pubblicazione massiva di selfie e foto.

Generazione Z: precoci sui social ma più attenti alla privacy

Quando inizia questo rapporto simbiotico con i social? Presto, prestissimo. Se guardando al complesso del campione 2 su 5 confessano di aver effettuato la prima iscrizione circa 5 anni fa, andando ad osservare le risposte degli under 14 si scopre che la maggioranza ha un account anche se, in teoria, sarebbe vietato dalle stesse piattaforme: se circa il 40% è online da più di 2 anni, il 16% riferisce di esserlo addirittura da più di 5 anni. Il momento del “battesimo” dei social avviene quindi nei primi anni della scuola media, o addirittura negli ultimi anni delle scuole elementari. Nonostante questa precocità, i ragazzi risultano sempre più attenti ai pericoli della rete. Questa tendenza non è sottolineata solo dalla scelta di piattaforme considerate apparentemente più “discrete” come Snapchat o WhatsApp: 1 su 3, infatti, dichiara di non aver pubblicato informazioni personali o elementi compromettenti su di sé online. Sono soprattutto le ragazze e i più piccoli condividere meno questi dettagli.

I comportamenti a rischio rimangono

Di sicuro però i comportamenti a rischio non sono estinti: lo testimonia, ad esempio, il fatto che circa il 13% condivide proprie foto osé, anche se attraverso messaggi privati. Un fenomeno, quello del sexting, che non è estraneo neanche ai piccolissimi: tra gli under 14 presi in esame, circa 1 su 10 ha fatto circolare foto intime. Materiale che, se finisce in mani sbagliate, può offrire ai cyberbulli un prezioso alleato. E spesso tra loro si nascondono proprio i coetanei o i compagni di classe: seppur non rappresentino la maggioranza, circa l’8% degli intervistati dichiara di aver attuato intenzionalmente comportamenti da bullo online e un ulteriore 1 su 10 circa banalizza il proprio comportamento come semplice scherzo.

Ragazzi e ragazze

Se questo è il quadro generale, i ragazzi e le ragazze della Generazione Z presentano tuttavia alcune tendenze differenti. I ragazzi, ad esempio, usano più delle ragazze i social per giocare, mentre le femmine cedono meno ad atteggiamenti da cyberbulli. Queste sono poi più prudenti nel diffondere informazioni personali, mentre i maschi tendono a farsi meno problemi e sono, di conseguenza, più esposti e rintracciabili. Infine, l’indagine ha messo in luce come le ragazze usino i social per comunicare più dei ragazzi ed è allo stesso tempo più alto, rispetto alla controparte maschile, il rischio di vamping.

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