Andyb3105
di Andyb3105
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vestitimedie

Tutti fashion blogger col sedere degli altri.
Girare per una qualsiasi università spesso risulta come arrivare a Milano durante la fashion week: non importa se il look sia alla moda o meno, rimane il fatto che anche il più sciatto e disfatto dei popolanti sembra avere un non so che di studiato.

Tutta questa fiera delle vanità misto acrilico made in H&M mi ha veramente stufata, e, quindi, ho deciso di fare un passo indietro nel tempo, quando pure la super stilosa del primo banco, che adesso vive a Milano e nei momenti liberi tra esami ed appunti si improvvisa lifestyle blogger, fotografando piattoni elaboratissimi a base di seitan e indossando outfit di grido a colpi di hashtag, che un tempo risiedeva nel paesello di periferia rispetto alla cittadina di periferia rispetto alla provincia, anch'essa di periferia, e sconosciuta al mondo perché totalmente manchevole di attrattive, faceva le medie. Già, perché ai tempi delle mie medie, dato che anche io vengo dalla provincia periferica ai confini del mondo, l'essere cool si quantificava in termini di quanti ti scambiavano per uno gangster in versione mignon all'uscita da scuola. E quindi ecco la classifica di ciò che era di moda quando la Chiara più famosa era la sorella di Paola e cantava motivetti pop di gusto discutibile (ma che tornano a popolare gli incubi dei nati nella prima metà degli anni Novanta) e nelle discoteche pomeridiane si suonavano Magica Europa e La danza delle streghe... Ah, la romantica melodia dei bei tempi.

10. l'occhiale tattico: più grosso è meglio

10 improbabili look del passato da dimenticare articolo

Non so se vi fosse un richiamo freudiano, sta di fatto che chi ha fatto le medie nella prima decade del 2000, aggiungesse un tocco di tostaggine al proprio look con occhiali che coprivano il viso meglio di una maschera da snorkeling.

9. gli scaldamuscoli e la cintura con la fibbia a incastro

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Per le ragazze più colorato era meglio: e quindi vai di scaldamuscoli dai colori inaccostabili con cordinata cintura di tessuto a fibbia a incastro, che nell'ottantasei percento dei casi si incastrava e l'unica alternativa era disincastrare il tessuto dai denti di metallo della fibbia. Qualche anno dopo, queste vennero sostituite da cinture elastiche di paillettes, che in accoppiata agli scaldamuscoli davano veramente quel quid in più che Chiara Biasi impallidirebbe di fronte a cotanta arroganza stilistica.

Chi si ricorda questa sigla?

8. moda mare: i costumi della Sundek

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Fiori, fiori ovunque. E no, non è l'ennesima festa flower power o la solita tizia wannabe Lana del Rey che si fa fotografare con corona di fiori e poi spamma le foto su tutti i social. Era l'estate secondo i miei coetanei alle medie: più fiori avevi, più fico eri. Per lei, borse, asciugamani e costumini con fiori tropicali, e per lui bermuda che, se arrivavano fino alla caviglia, assicuravano un'estate all'insegna della tostaggine. Con la mutanda della kappa sotto, poi, rendevano il gioco ancora più facile.

7. lo zaino su una spalla sola

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Gli zainetti di invicta e seven con rinforzo sulla schiena iniziavano a diventare un po' troppo da bambini per chi andava alle medie: i genitori questo non lo capivano, ma per essere veramente giusti, alle medie, gli unici zainetti ammessi erano napapijri o, ma solo dopo qualche anno, eastpak. In ogni caso, indipendentemente dallo zainetto posseduto, il fatto che pesasse quanto un porchetto non faceva desistere il temerario novanta dal tenerlo su una sola spalla: la leggenda narra che le due fasce non potessero mai contemporaneamente toccare la pelle umana.

6. i jeans a vita bassa...

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Non importava se la seduta fosse resa completamente impossibile, se fossero scomodi e costringessero a ripetuti controlli per constatare la sussistenza di copertura sulle natiche. No, i jeans a vita bassa erano bellissimi, e più bassi erano, più di guadagnato era in termini di figaggine. Se poi erano anche un po' a zampa e con qualche inserto tipo brillantino, patchwork o effetto delavè si entrava di diritto nella lista degli influencer.

5... e la magliettina corta

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Il vero tocco di classe, però, lo dava la magliettina corta: non era ancora un crop top, era solo una maglietta di una taglia in meno. In abbinato con il jeans a vita bassa era un capo che solo le più carine o le più ardite si concedevano il lusso di indossare. Sta di fatto che, ovviamente, rendevano la seduta completamente impossibile.

4. Le felpe/magliette GURU

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L'alternativa all season del fiore Sundek estivo era ovviamente lui: il margheritone cinque petali Guru. Che fosse la felpa, la maglietta o qualsiasi altro capo di abbigliamento una margherita Guru faceva sempre tendenza. Come per i costumini Sundek le imitazioni si sprecavano, e l'alunno anni '90 non aveva la benché minima cognizione della contraffazione: quindi, tra un cd acquistato alle bancarelle con copertina scannerizzata dall'originale e l'atra poteva anche scappare un delizioso pacco da 10 di magliette Curu in colori diversi. E scusate se è poco, tutta paghetta risparmiata per il lunapark.

3. giubbettini della Kejo

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Per i capispalla, la lista delle alternative più interessanti si apriva con il giubbottino Kejo: foglio A4 sulla schiena che ritraeva etichette di ogni genere, il bomberino Kejo era un giubbottone di grande impatto. Il quantitativo di stickers che ricoprivano il giubbotto Kejo modello Toshiro faceva invidia a una bacheca universitaria. L'accostamento ideale si otteneva grazie all'occhiale a mascherina gigante, che rendeva l'impatto... Davvero impattante.

3 bis. Il keeway della Napapijri

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Alternativa contro la pioggia sempre valida per grazia e comodità il grande impermeabile imbottito (o non, per le mezze stagioni) Napapijri: la praticità dell'apertura studiata da ingegneri dell'abbigliamento sotto sostanze psicotrope rendeva il momento dell'infilarsi o sfilarsi il soprabito sempre molto elegante, tra versi di sforzo e pelle scoperta. Il pratico tascone frontale donava quell'aura di mistero sul contenuto della tasca, per non parlare della sua praticità in caso di freddo alle mani: il brivido del principio di congelamento alle dita era assicurato. Da ricordare, inoltre, il fatto che la sua forma essenziale rendeva parallelepipedi i corpi già abbastanza informi dei preadolescenti.

3 ter. Il pile della Napapijri

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In ultima posizione, sempre utile in caso di freddo e non di pioggia, il pecoroso pile, sempre utile per diventare conduttori di elettricità in momenti di calo di tensione.

2. I Richmond

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Il jeans la cui arroganza suonava come una sfrontata pernacchia alla miseria. Il costo era esageratamente alto, ma erano soldi ben spesi, quando si trattava di rimarcare anche attraverso una scritta sul sedere lo status quo.

1. Le Silver, Squalo, Shock

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In testa alla classifica ma ai piedi del nostro preadolescente, la calzatura: rigorosamente slacciata, rigorosamente pesante, la scarpa doveva apparire. In ordine cronologico, le Silver, le Squalo e poi le Shock (che furono comunque una delizia solo per pochi) erano un investimento che la famiglia era costretta a fare, se non voleva vedere il cucciolo di casa ostracizzato dal jet set dell'istituto. Le tendiniti da sforzo erano all'ordine del giorno, ma la gioia di sentir sciabattare quelle scarpe dal peso specifico notevole sopperiva ogni sofferenza...
Come dicevano le nonne: chi bello vuol apparire, un po' deve soffrire, no?

BONUS: il profumo

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Ed infine arriviamo all'etereo ed impalpabile gusto, che nonostante l'invisibilità rimangono indelebili nella memoria: per le ragazze, profumo aveva un unico sinonimo: acquolina. Potevano essere le acque profumate che sapevano tutte di zucchero vanigliato, ma per le più ricercate il colore era solo il rosa. Acquolina Pink Sugar ha causato più mal di testa della playstation, soprattutto per l'impossibilità di moderarsi nelle dosi delle preadolescenti. Lo stucchevole sapore dolciastro inondava corridoi e aule delle scuole, impregnava vestiti, stordiva le menti dei preadolescenti a colpi di spray.

...Adesso, non provare a dire che non hai mai discusso con i tuoi per farti comprare uno dei sopra citati capi, hipster generico.

10 improbabili look del passato da dimenticare articolo

Andrea Buticchi