Carla Ardizzone
Genius
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Artemidoro di Daldi

la vita

Le notizie che ci restano attorno alla vita di Artemidoro sono piuttosto esigue: con tutta probabilità visse nel II sec. d.C.,nell’eta’ volgare, nel periodo più tranquillo e prospero dell'impero romano. Per quel che riguarda il luogo di nascita, Artemidoro dichiara di essere nato ad Efeso, ma preferisce definirsi originario di Daldi, una oscura cittadina in Lidia, dedita al culto di Apollo e nella quale Artemidoro avrebbe intrapreso i suoi studi. Fece molti viaggi in Grecia, in Asia e in Italia, dove venne senza dubbio a contatto con la cultura latina di quell'epoca.
Di lui vi e’ notizia in un autore del suo tempo, Galeno, ed anche Philopatris attribuito ad un altro suo contemporaneo, Luciano, mentre e’ effettivamente opera molto piu’ tarda.
Egli e’ pure ricordato in quel lessico bio- bibliografico della Grecia classica ed Ellenistica, composto intorno al 1000 d.C. che e’ la Suida.
E’ ricodato soprattutto per la sua Interpretazione sui sogni, oltre che di scritti sulla scienza degli auspici e sulla chiromanzia.

L'Interpretazione dei sogni

‘Ονειροκριτικα e’ appunto il titolo di quest’opera, l’unica che ci sia pervenuta. Si compone non di quattro, ma di cinque libri: i primi tre dedicati ad un certo Cassio Massimo, che secondo Claes Blum dovrebbe essere il sofista Massimo di Tiro (125-185 d.C.), filosofo platonico che tenne lezioni ad Atene e a Roma, e gli altri due al proprio figlio, anch’egli di nome Artemidoro. L’errata indicazione del numero dei libri nella Suida puo’ spiegarsi in base al fatto che il V libro e’ un po’ diverso dagli altri. Artemidoro, secondo quanto egli stesso ci dice, esercitava l’arte di interpretare i sogni. E a tale attivita’ era avviato pure il figlio. Mentre i primi tre libri dedicati a Cassio Massimo, e anche il quarto, comprendono in certo modo una sistematica delle cose che appaiono in sogno, il quinto e’ una semplice raccolta di sogni interpretati, che il figlio avrebbe potuto utilmente consultare nel seguire l’arte paterna.
Di questa opera, che dovette avere, nell’eta’ ellenistica, alterna diffusione, si posseggono piu’ codici manoscritti. I due principali sono: uno del X secolo, il Laurenziano, acquistato a Creta alla fine del ‘400 a conto di Lorenzo il Magnifico, e l’altro, il Marciano, del XV secolo, dovuto ad un copista pure di Creta.
Per gli studiosi dell’antichita’ il valore di quest’opera consiste appunto esclusivamente nel quadro che in essa si puo’ cogliere, della vita che si svolgeva nei territori unificati da Roma in quest’opera, in cui al paganesimo in declino non era ancora subentrato il cristianesimo trionfante.
Artemidoro accoglie il pensiero comunemente diffuso nel mondo antico, e poi perdurato fino ai tempi moderni, di un valore premonitore del sogno. Il sogno dice (o predice) la verita’, come Artemidoro desume anche da un suo bizzarro tentativo di stabilire la etimologia di όνειρος (sogno), da τό όν (cio’che e’, il vero ) ed είρειν, dunque: quello che dice il vero.
Prevedere il futuro e’ certamente una tenace aspirazione umana: una aspirazione tuttavia che ha caratteri particolari. Un prescienza completa di tutto quello che ci accadra’ non soltanto non e’ desiderata da nessuno, ma e’ anche temuta con angoscia.
Per cui si puo’ dire che abbiamo un atteggiamento oscillante; di fronte ad un futuro ignoto ci sentiamo spinti alla ricerca di indizi che prefigurano in qualche modo gli eventi, mentre di fronte ad un futuro certo ci abbandoniamo all’attesa di un imprevisto, capace di alterare e correggere il corso delle cose gia’ prefissato.
La Suida attribuisce ad Artemidoro scritti riguardanti non solo l’interpretazione dei sogni ma gli auspici e la chiromanzia. Come nota R. Pack, si dovrebbe pero’ escludere che Artemidoro abbia scritto, o abbia comunque praticato, la chiroscopia, in quanto proprio in quest’opera egli tratta da impostori «i pitagorici, i fisiognomici, gli interpreti dei dadi, del fuoco, dei crivelli, coloro che leggono il volto e la mano etc. salvando soltanto, per la previsione del futuro, le cose dette da coloro che traggono auspici dai sacrifici, dal volto degli uccelli, dagli astri, da portenti e dai sogni».
Ma fra tutte le cose che possono essere utilizzate per predire il futuro i sogni hanno indubbiamente una posizione particolare. Oltre ad apparire imprevisti per cui capita spesso di meravigliarsi di quanto si e’ sognato, si presentano rivolti proprio a noi personalmente. Poche cose sono cosi’ individualizzate come il sogno che ci appartiene e che quindi, se deve predire la sorte, non puo’ che annunciare il nostro destino.
Artemidoro cosi’ lo definisce: “il sogno e’ movimento, o atteggiamento dell’anima, rivelante le varie cose, buone e cattive, che avverranno”.

Sogni e immagini ipniche

Cio’ vale per quelli che Artemidoro considera i sogni propriamente detti. Ma anche altre immagini si presentano durante il sonno, che con i sogni, secondo il nostro autore, non vanno confuse.
Mentre il sogno e’ detto ό ονειρος (raramente anche τό ‘όναρ) quest’altra immagine ipnica viene indicata col termine τό ‘ενύπνιον. Questo tipo di immagine non avrebbe carattere di previsione di fatta a venire, ma esprimerebbe semplicemente e puramente (in immagini) l’esaudimento di un desiderio o di una aspirazione del momento.
Si e’ tentato di considerare queste immagini affini, se non corrispondenti, a quelle che modernamente vengono indicate come ipnagogiche (cioe’ conducenti al sonno).
Si tratta di immagini intuibili e concrete (non dunque semplici pensieri) che si producono durante il sonno incipiente, quando i pensieri astratti dellla mente vengono subito sostituiti da rappresentazioni. L’immagine che subentra al pensiero puo’ wessere la rappresentazione in senso letterarle di un desiderio formulato (cosi’ come Artemidoro dice per l’‘ενύπνιον ) ma puo’ anche costituirne una trasformazione simbolica: cosa che secondo Artemidoro accadrebbe invece soltanto per i sogni propriamente detti e non per queste immagini ipniche particolari.
Non vi e’ dunque perfetta coincidenza.
Queste immagini ipniche potrebbero anche essere avvicinate a quei sogni che Freud indica come infantili: in essi si ha appunto l’immediata e semplice realizzazione al;lucinatoria di quanto e’ oggetto di un interesse e di un desideruio attuale. Essi sarebbero tipici dell’infanzia perche’ in tale eta’ non agiscono ancora o agiscono meno, le forze repressive (la rimozione) che negli adulti costringono il desiderio del sogno a mascherarsi.
Anche per Artemidoro l’‘ενύπνιον sarebbe caratteristico di individui della personalita’ elementare ed infantile. Vi andrebbe infatti soggetta la gente incolta e volgare, mentre i sogni veri e propri apparterrebbero soltanto a persone raffinate.
Se si confrontano tra loro il pensiero di Artemidoro e quello sviluppato dalla moderna psicanalisi, non si puo’ ovviamente non constatare il diverso significato attribuito all’interpretazione onirica: consistendo essa per gli antichi in una rivelazione del futuro, e per i moderni in una individuazione di pulsioni interiori rifiutate dalla coscienza.

Artemidoro e Freud

Il sogno dice il vero per Artemidoro, ma dice il vero anche per Freud. Solo che il vero di Artemidoro e’ un futuro obiettivo, mentre per Freud e’ una realta’ permanente e soggettiva.
Se avviciniamo il sogno cosi’ come lo concepisce Freud all’‘ενύπνιον di Artemidoro, Freud sosterrebbe la tesi generale del sogno come una realizzazione allucinatoria del desiderio.
Artemidoro giudica spregiativamente la realizzazione di una aspirazione attuale, considerandola dovuta ad un atteggiamento grossolano e di elementare egoismo (desiderio irragionevole o terrore incontenibile, dice rivolgendosi al figlio). Ma anche Freud, pur se con tono piu’ comprensivo, afferma qualche cosa di simile per la attivita’ onirica. Nella Metapsychologische Erganzung zur Traumlehre (Supplemento metapsicologico alla teoria del sogno afferma che quella “psicosi allucinatoria”, in cui secondo la sua dottrina il sogno consiste, e’ condizionata dallo stato di sonno proprio perche il sonno attua un ritorno al narcisismo della prima infanzia (e cioe’ in definitiva ad una accentuazione degli elementi egoistici) ed una regressione dal principio di realta’ della vita vigile adulta, all’irrazionale principio del piacere gia’ dominante nell’individuo agli albori della propria vita.
D’altra parte non e’ vero per nulla che per Freud i sogni non abbiano valore premonitorio. Per vie certamente diverse da quelle che Artemidoro immaginava, il sogno può contenere anche per Freud un pronostico.
Ma i sogni, nella concezione freudiana, sono premonitori anche in un senso diverso. Se rivelano particolari disposizioni, tendenze, aspirazioni, e insieme conflitti e contrasti della personalita’ profonda (le une e gli altri eventualmente ignorati dalla coscienza) e’ possibile, individuando questi elementi, giungere ad una prognosi, ad una previsione, su quello che sara’ il comportamento e quindi sullo stesso futuro del soggetto.
Certo si tratta di un futuro che verra’ fabbricato dall’autore del sogno e non di fatti che si sviluppano fuori di lui e nei quali egli ignaro debba incappare. Per Artemidoro il futuro da rintracciare nei sogni e’ questo secondo; per Freud puo’ essere soltanto un futuro costruito dallo stesso soggetto.

A cura del Prof. Antonio Di Chiara

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