Educazione degli adulti - Azione parteciaptiva
Anteprima
ESTRATTO DOCUMENTO
Cpitolo 3
Le basi della RAP in Italia
In Italia la RAP si sviluppò soprattutto negli anni ‘70 e ‘80 nella realtà meridionale del paese e
sembrò dare una risposta significativa al quesito su quale educazione realizzare nelle aree più
arretrate del paese in cui, storicamente parlando le classi dominanti portatrici della cultura ufficiale
hanno sempre preso decisioni riguardo il livello culturale dell classi inferiori portatrici di una
cultura subalterna popolare. La cultura popolare si esprimeva nel “senso comune” che era inteso
come l’accumulo e la rielaborazione della cultura delle classi superiori da parte delle classi
subalterne che avevano fatto propria la filosofia di vita delle classi dominanti. Necessitava dunque
la nascita di un nuovo tipo di cultura inedito che avvicinasse la cultura bassa alla cultura alta,
attraverso un più elevato livello di scolarizzazione degli adulti (educazione popolare), al fine di
tirar fuori il lato positivo del senso comune , ovvero il “buon senso”teso a superare le forme
discriminanti spronando gli strati intellettuali più avanzati a mettere al servizio degli strati
intellettuali dipendenti il patrimonio di conoscenza culturale, e ponendo comunque attenzione alle
esigenze intellettuali della cultura popolare. In tal modo si sarebbe data la possibilità alle classi più
basse di elaborare una propria filosofia di vita e una nuova concezione del mondo.
In Italia alla fine degli anni 70, l’EDA si è posta come obbiettivo il superamento della cultura
subalterna. Tale obbiettivo si diparte su 3 assi problematici :
1) Il problema dello sviluppo culturale delle comunità locali
2) Il problema del diritto allo studio dei lavoratori
3) Il problema del decentramento istituzionale e dell’approccio territoriale ai bisogni di
formazione
1) Il problema dello sviluppo culturale delle comunità locali: Vi è stato in Italia un rifiorire di
inizative educative popolari in cui c’è stato un rifiuto della cultura dominante e per tale
motivo si è avuto l’intensificarsi del dibattito sull’accumulo della cultura ufficiale nelle
comunità e nei gruppi locali da cui è emersa l’idea di una nuova intellettualità popolare che
si poteva ottenere salvando il patrimonio di intelligenza e di prodotti culturali della classe
dominante da un lato e dall’altro liberando la cultura subalterna dal senso comune al fine di
incrementare l’autoconoscenza culturale col potenziamento dei caratteri originali e
innovativi espressi localmente(folklore) per giungere ad un elaborazione di una nuova
concezione vincente del mondo
2) Il diritto allo studio dei lavoratori: Il lavoro di intellettuali mira alla liberazione dei gruppi
emarginati dall’emarginazione culturale e sociale. In questa logica va vista la nascita dei
“Corsi di 150 ore” per i lavoratori. La difesa del diritto allo studio nelle ore lavorative è stata
una battaglia vinta dalle organizzazioni dei lavoratori, in prima linea i metalmeccanici: nel
73 viene data la possibilità di frequentare presso istituti pubblici o privati, corsi di studio
usufruendo di permessi retribuiti. Le 150 ore furono valutate come un fatto nuovo e di
grande importanza politica nelle lotte operaie in Italia: il diritto allo studio dell’adulto
lavoratore veniva riconosciuto di per se stesso, come strumento di formazione culturale, non
finalizzato alla specializzazione professionale né agli interessi diretti dell’azienda. Le 150
ore presentavano anche il superamento del tradizionale muro di divisione tra fabbrica e
scuola favorendo la nascita di un nuovo rapporto organizzativo e non di sfruttamento tra
portatori della cultura dominante e portatori della cultura subalterna e marginale.
3) Decentramento istituzionale e approccio territoriale: Il decentramento culturale ed educativo
è stato avviato in Italia nel 1970 con la costituzione delle Regioni come Enti decentrati dello
Stato con poteri legislativi di competenza regionale. Lo stato aveva devoluto la possibilità
alle regioni di poter legiferare in materia anche educativa e ciò ha portato al favorire di
interventi e dai programmi cosiddetti “territoriali” che hanno in comune una serie di
elementi teorici metodologici e istituzionali. L’attenzione di questi programmi territoriali è
posta sui gruppi emarginati nella società locale e a partire da tali nodi problematici
costruiscono itinerari formativi sulla base degli apporti di diversi saperi. Un esempio è il
MOTER 1
DESCRIZIONE DISPENSA
Riassunto del terzo capitolo di ricerca azione partecipativa in Educazione degli adulti. Nello specifico gli argomenti trattati sono i seguenti: Le basi della RAP in Italia, 1) Il problema dello sviluppo culturale delle comunità locali, 2) Il diritto allo studio dei lavoratori, ecc.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Educazione degli adulti e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Suor Orsola Benincasa - Unisob o del prof Orefice Paolo.
Acquista con carta o conto PayPal
Scarica il file tutte le volte che vuoi
Paga con un conto PayPal per usufruire della garanzia Soddisfatto o rimborsato