
La riapertura delle scuole prevista il 7 gennaio 2021, subito dopo il termine della pausa natalizia, è slittata nuovamente. Il rischio di una terza ondata di contagi ha infatti impedito il rientro effettivo delle comunità scolastiche nelle rispettive sedi, costringendo dunque studenti e docenti a continuare la didattica a distanza.
Nonostante la Ministra dell’istruzione Lucia Azzolina abbia sempre sottolineato l’assoluta necessità di una tempestiva riapertura degli istituti su tutto il territorio nazionale, i Governatori delle Regioni si sono opposti a questa risoluzione, preferendo invece lasciare vuoti i locali scolastici per prevenire il rischio di nuovi focolai.
Guarda anche:
- Maturità 2021, la ministra: prenderemo a breve una decisione
- Lezione sincrona o asincrona a distanza, cosa significa e differenze
- Scuola tra chiusure e riaperture, cosa succede nel resto d'Europa
- Didattica a distanza, si possono registrare le videolezioni?
- Didattica Digitale Integrata, una guida per i docenti
Quando riapriranno le scuole? La decisione spetta ai Governatori regionali
Nonostante la situazione risulti ancora molto instabile e incerta, la Ministra Azzolina in un’intervista rilasciata ad Uno Mattina su Rai 1, ha ribadito con orgoglio tutto il lavoro svolto dal MI nell’ultimo anno per garantire sicurezza a tutte le comunità scolastiche all’interno degli istituti che sono stati prontamente dotati di mascherine e distributori di gel igienizzante. E accanto a questi dispositivi di igiene, la Ministra ha ricordato anche il lavoro sinergico con i prefetti delle città per quel che riguarda la gestione dei mezzi pubblici e gli orari di ingresso e di uscita scaglionati su turni. Si tratta di un lavoro però che, a quanto pare, ai Governatori regionali non sembra ancora sufficiente per garantire in modo assoluto l’assenza di rischi: “Sono state fatte azioni concrete e reali; quando i Governatori decideranno che i ragazzi possono tornare a scuola potranno farlo, è tutto pronto. Quando i presidenti di Regione decideranno che gli studenti potranno tornare in aula, potranno farlo perché è stato predisposto tutto affinché questo accada. Non a caso la Toscana, l’Abruzzo, la Valle d’Aosta e il Trentino hanno riportato gli studenti delle superiori in classe”.La didattica a distanza funziona ma solo come strumento provvisorio
Se è vero che la scuola ha il merito di non essersi mai fermata, la Ministra Azzolina precisa però che la didattica a distanza è stata certamente un mezzo essenziale per garantire continuità didattica e il legame con la scuola, ma deve essere sempre considerata nella sua giusta dimensione, ovvero come una soluzione temporanea che non può sostituire la didattica in presenza: “è una misura che può essere pensata all’interno di un arco temporale limitato, perché se portata troppo alle lunghe rischia di creare anche delle diseguaglianze, andiamo a colpire in particolar modo quelli che sono gli studenti più fragili: non tanto perché non c’è il pc o la connessione, perché sulla digitalizzazione abbiamo anche investito 400 milioni di euro, ma perché la scuola non può essere intesa soltanto come luogo di apprendimento o di formazione”.La richiesta di ristori formativi per evitare il recupero in estate
Del resto, la Ministra ha ribadito che “chiudere la scuola ha dei costi. Quando un negozio chiude ci sono dei costi calcolabili. Anche per la scuola ci sono costi nel tenerla chiusa”. A pagare il prezzo più alto della chiusura degli istituti sono ovviamente gli studenti, molti dei quali nel corso di questi mesi hanno riscontrato lacune e carenze che devono essere assolutamente sanate.Per questo, Azzolina ha dichiarato la volontà di chiedere i ristori formativi per consentire il recupero delle carenze non in estate ma nel corso di questa seconda parte dell’anno scolastico. Dal Recovery plan infatti alla scuola saranno riservati ben 27 miliardi che potranno essere investiti anche per questo scopo: “Io non penso che si possa dire di recuperare d’estate, che cosa intendo dire: bisogna recuperare oggi. Uno degli errori più grandi che si fa è dire è più facile chiudere la scuola perché la scuola non ha bisogno di ristori. Se io chiudo un negozio, un negozio a fine serata sa bene cosa ha perso e questo è valutabile immediatamente. Con le scuole no. Allora sarò io adesso a chiedere i ristori, i ristori formativi perché io ho bisogno di fare immediatamente dei corsi di recupero per gli studenti che sono rimasti più indietro e che non solo gli studenti della scuola superiore, io ho anche bambini della scuola primaria che sono sì a scuola, ma ci sono territori in cui sono andati un po’ meno”.