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Giovane al buio con lo smartphone

L’Italia è tra le nazioni che consuma maggiormente pornografia online: stando ai recenti dati rilasciati da una delle più importanti piattaforme tematiche per i cotenuti “hot”, siamo all’ottavo posto mondiale per numero di visite e al quinto per durata media della visita.

Un fenomeno che, purtroppo, riguarda anche e soprattutto i nostri giovani: circa 4 su 10, tra i 10 ed i 25 anni, fruiscono regolarmente di contenuti web per adulti. E se per i maggiorenni non si pone problema di sorta, per i minorenni staremmo parlando sulla carta di materiali a loro vietati.

Questi ultimi dati provengono da una recente indagine di Skuola.net, che ha evidenziato come il fenomeno sia ben presente già tra gli 11-13enni - in questa fascia d’età circa 1 su 3 è un consumatore abituale - fino ad esplodere tra i 14-18enni, laddove la “clientela” di questi contenuti raggiunge i due terzi della platea di riferimento. 

La stretta dell’Agcom: bisogna dimostrare la maggiore età

È proprio da qui che nasce, in parte, la stretta sull’accesso ai siti web vietati ai minori, voluta dall’Agcom (L'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), che entrerà in vigore dal prossimo 12 novembre

La nuova misura, contenuta nel cosiddetto “Decreto Caivano”, prevede che chiunque voglia visitare dall’Italia i principali portali per adulti debba certificare realmente la propria maggiore età.

Non si parla soltanto di pornografia - anche se, in questa fase, resta l’osservata speciale - ma più in generale di tutti quei contenuti che possono compromettere la crescita sana di ragazze e ragazzi.

La Rete, infatti, forma - e deforma - l’immaginario dei giovanissimi, creando un legame diretto tra ciò che accade online e i comportamenti nella realtà, anche quelli più violenti. Un collegamento che, almeno nel caso della pornografia, è abbastanza evidente. 

La pornografia è un mondo per giovani

Quasi la metà di quanti sono ancora in età scolare, come visto, frequenta regolarmente siti “a luci rosse”. E se un tempo la fruizione era un fenomeno prevalentemente maschile, oggi la distanza tra i generi tende ad annullarsi.
Tra i ragazzi, il 21% dichiara di farlo “spesso”, e un altro 21% “ogni tanto”. Le ragazze, però, non sono troppo lontane. Quella che cambia, semmai, è la frequenza con cui si accede a questi “territori”: il 7% lo fa con una certa regolarità, mentre il 29% ammette una fruizione più saltuaria.

Ma non è solo una questione di uso. Da considerare c’è anche l’impatto che quei contenuti hanno sulla percezione dei rapporti e dei ruoli di genere. Tra i maschi, uno su tre (33%) non riconosce nella pornografia un elemento che possa contribuire alla strumentalizzazione della donna. Tra le ragazze, invece, la percentuale scende al 17%.

“Educazione” pornografica?

Questo è sicuramente uno dei primi segnali d’allarme, che mostra quanto la visione di quei contenuti incida non solo sui comportamenti, ma sulla percezione stessa del rispetto e della violenza di genere.

Lo conferma anche il dato più generale: per il 41% degli italiani adulti la pornografia contribuisce a trasformare la donna in un oggetto, mentre un altro 42% ritiene che lo faccia “solo” nei soggetti predisposti. Solo il 17% nega qualsiasi legame tra porno e violenza.

Italia nella top mondiale

Volendo, poi, andare ancor più nel concreto dei motivi che hanno spinto l’Agcom verso la stretta, allora il termometro più preciso resta quello dell’ultimo report di Pornhub - quello di cui si parlava all’inizio - che, come detto, piazza l’Italia all’ottavo posto al mondo per traffico web “a luci rosse”.

E se si parla del tempo di permanenza sul sito, siamo addirittura nella top 5, con una durata media di 10 minuti e 23 secondi per visita.

Grafico Pornhub

Un pubblico sempre più piccolo e femminile

Il dato globale conferma, inoltre, che il pubblico è particolarmente giovane: il 27% degli utenti ha tra i 18 e i 24 anni, il 24% tra i 25 e i 34. E se il canale d’ingresso privilegiato è quasi sempre lo smartphone (così nel 90% dei casi), non mancano modalità alternative e decisamente più curiose: c’è infatti chi si collega persino dalle console di gioco, con il 60% degli accessi provenienti da PlayStation 5 e il 35% da PlayStation 4.

E, come già accennato, non è più un mondo esclusivamente maschile. Oggi, quasi un terzo degli accessi (29%) è effettuato da donne, contro il 71% degli uomini. Un cambiamento significativo, confermato anche dai dati di lungo periodo: nel 2015 le utenti rappresentavano appena il 24% del pubblico complessivo, mentre oggi sono quasi quattro su dieci (38%).

Privacy e nuove regole: cosa cambierà davvero?

A questo punto, però, le domande da farsi sono due: come impatteranno le nuove norme sull’identificazione degli utenti su queste abitudini? E quanti saranno davvero disposti a conformarsi?

Molti, infatti, non hanno alcuna intenzione di fornire i propri dati anagrafici per accedere ai siti pornografici, nonostante le garanzie di anonimato visto che il dispositivo Agcom prevede il cosiddetto doppio anonimato: i certificatori dell’età saranno soggetti terzi alle piattaforme e forniranno una sorta di attestato digitale d’età del tutto anonimo, che l’utente poi “consegnerà” alle piattaforme. Insomma chi emette l’attestato non saprà a chi verrà consegnato, chi lo riceve non saprà a chi appartiene. 

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