Concetti Chiave
- Gli atti di soft law, pur non vincolanti, possono consolidare consuetudini giuridiche preesistenti o in formazione, trasformandosi in regole giuridicamente vincolanti.
- I documenti di soft law contengono impegni politici che, attraverso il principio della buona fede, possono diventare obblighi sociali per gli stati.
- A differenza delle fonti giuridiche vincolanti, gli atti di soft law possono essere revocati dagli stati, ma devono rispettare il principio di estoppel per evitare vantaggi contraddittori.
- Gli stati possono estinguere gli impegni derivanti da atti di soft law, ma non se un altro stato ha invocato il rispetto dell'impegno.
- Le fonti di soft law sono adottate più rapidamente e pragmaticamente rispetto ai trattati internazionali convenzionali, consentendo una flessibilità maggiore nella loro applicazione.
Indice
Il ruolo degli atti di soft law
In ambito internazionale, una delle fonti giuridiche maggiormente significative e rilevanti è rappresentata dai cosiddetti atti giuridici di soft law o di diritto morbido. Gli atti di soft law possono acquisire rilevanza giuridica nel caso in cui siano ricognitivi di una consuetudine preesistente o consentano di consolidare l’affermazione di una consuetudine quasi formata. In questo caso, dunque, la formazione di una regola giuridicamente vincolante (la consuetudine) viene determinata dall’adozione di un documento giuridicamente non vincolante (l’atto di soft law). Sebbene questa prospettiva possa sembrare poco legittima, si ritiene che in tal caso l’atto quasi giuridico funga da opinio iuris significativamente diffusa e che, pertanto, possa trasformare la prassi in consuetudine.
Impegni politici e obblighi sociali
Gli atti di soft law contengono un insieme di impegni politici piuttosto che di obblighi giuridici: nella maggior parte dei casi, infatti, essi si presentano sotto forma di dichiarazioni o piani di azione. Sul piano metagiuridico, però, l’assunzione di un impegno politico si trasforma in un obbligo sociale. Attraverso il principio della buona fede, dunque, gli atti quasi giuridici di soft law possono costituire fonti di diritti e obblighi, i quali non saranno però più considerati tali qualora gli stati che li hanno adottati dichiarino di non voler più rispettare tali impegni.
Prerogative e limitazioni degli stati
A differenza degli atti giuridici vincolanti, quindi, le fonti di soft law possono essere estinte discrezionalmente dagli stati sottoscriventi. Tale prerogativa deve tuttavia tener conto del principio di estoppel secondo cui uno stato non può trarre vantaggio dalle proprie contraddizioni: nessuno stato può svincolarsi da un impegno assunto tramite un documento di soft law se il rispetto di tale impegno è stato invocato da un altro stato. Generalmente, inoltre, gli atti di soft law consentono un’adozione molto più celere e pertanto estremamente più pragmatica rispetto alle fonti del diritto internazionale di natura convenzionale.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo degli atti di soft law nel diritto internazionale?
- Come si trasformano gli impegni politici in obblighi sociali attraverso gli atti di soft law?
- Quali sono le prerogative e le limitazioni degli stati riguardo agli atti di soft law?
Gli atti di soft law, pur non essendo giuridicamente vincolanti, possono acquisire rilevanza giuridica consolidando consuetudini preesistenti o quasi formate, fungendo da opinio iuris diffusa.
Gli impegni politici contenuti negli atti di soft law si trasformano in obblighi sociali attraverso il principio della buona fede, diventando fonti di diritti e obblighi finché gli stati non dichiarano di non volerli più rispettare.
Gli stati possono estinguere discrezionalmente gli atti di soft law, ma devono rispettare il principio di estoppel, che impedisce di trarre vantaggio dalle proprie contraddizioni se un altro stato ha invocato il rispetto di tali impegni.
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